Media Release
Monza, 17.05.2017
Il principio di autonomia del medico tra legislazione, vincoli finanziari e tutela del paziente. Nuovo confronto in casa Roche.
Definito diritto inalienabile del medico nel Codice Deontologico, la libertà professionale non può sottostare ad alcun tipo di interesse, imposizione o condizionamento.
La prescrizione è l’atto con cui il medico stabilisce, in piena autonomia e libertà, quale esame diagnostico richiedere o quale farmaco debba essere somministrato al proprio assistito e con quale modalità. Di questo principio di autonomia e di come oggi debba sempre più fare i conti con le complesse dinamiche che caratterizzano la sanità italiana, si parla in occasione del secondo appuntamento di “TETRIS: mosaici di salute”.
Un ciclo di incontri promossi da Roche su tematiche di attualità e rilievo per il settore sanitario italiano, che riprende il nome dello storico videogioco – Tetris, appunto - che ha l’obiettivo di incastrare perfettamente tutti i mattoncini di colori e forme diverse. Allo stesso modo Roche vuole creare sinergie su temi chiave della sanità, promuovendo momenti di dialogo e confronto con gli attori e i referenti più rappresentativi.
“Il tema oggetto del confronto di questa sera è cardine rispetto allo svolgimento della professione medica da un lato e alla garanzia di tutela della salute sancita dalla nostra Costituzione dall’altro – afferma Dario Scapola, Market Access Director di Roche Italia. Per questo come Roche, azienda che ha fatto della salute la sua missione in Italia per ben 120 anni, portando innovazioni dirompenti e nuove speranze ai pazienti, ha voluto dare il via a questa serie di incontri ristretti come occasioni per stimolare il confronto e creare sinergie tra autorevoli esponenti del Sistema Salute, a fianco dei quali cercheremo di capire meglio cosa sta accadendo oggi per identificare insieme le migliori soluzioni sia a livello centrale sia nelle regioni”.
Sin dal suo primo articolo, il Codice di Deontologia medica- nella revisione approvata nel 2006 – impegna il medico nella tutela della salute individuale e collettiva vigilando sulla dignità, sul decoro, sull’indipendenza e sulla qualità della professione.
“La libertà prescrittiva nella scelta terapeutica rimane un diritto - sancito anche giuridicamente - nell'ambito delle attività di un medico. Obiettivo primario dell'attività medica è la tutela della salute del paziente e l’ottimizzazione dei percorsi diagnostici e terapeutici – afferma il Prof. Robin Foà, Direttore Ematologia, Università Sapienza di Roma. “E’ importante che una problematica così rilevante come la libertà prescrittiva sia ben conosciuta nell’ambito della classe medica e, contestualmente, nei rapporti tra i medici e le istituzioni. E ancora, che si possa arrivare una armonizzazione delle procedure sull’intero territorio nazionale”.
Sull’attualità della tematica è convinta l’On. Paola Binetti, Membro XII Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati, che dichiara "In questo nostro tempo, in cui i diritti umani rappresentano l’asse portante di numerose battaglie che hanno come punto di riferimento la giustizia, declinata a 360 gradi, il principio di autonomia del medico, tra legislazione, vincoli finanziari e tutela del paziente, costituisce la cerniera lungo la quale si attestano responsabilità personale e determinazione ad agire sempre in scienza e coscienza”.
Libertà professionale che all’articolo 4 del Codice Deontologico viene poi definita “diritto inalienabile del medico” esplicitando che “l’esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità… senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura”.
“Il principio di autonomia del medico rimanda a tre radici che ne rappresentano la forza e l’autorevolezza indiscussa: l’etica della competenza e l’etica della cura, saldamente integrate al principio di responsabilità di Jonas - prosegue l’Onorevole Binetti. Non può esserci autonomia senza competenza e non ci può essere competenza senza un atteggiamento di cura, sapendo che di entrambe il medico ha una responsabilità indifferibile, che deve sempre rivendicare in scienza e coscienza”.
A questo si lega il contenuto dell’articolo 6 del Codice Deontologico sulla “Qualità professionale e gestionale”, dove si afferma che “il medico fonda l’esercizio delle proprie competenze tecnico-professionali sui principi di efficacia e di appropriatezza, aggiornandoli alle conoscenze scientifiche disponibili e mediante una costante verifica e revisione dei propri atti. Il medico, in ogni ambito operativo, persegue l’uso ottimale delle risorse pubbliche e private salvaguardando l’efficacia, la sicurezza e l’umanizzazione dei servizi sanitari, contrastando ogni forma di discriminazione nell’accesso alle cure”.
“La libertà prescrittiva è un valore assoluto ma non indiscutibile – dichiara il dott. Andrea Vannucci, Direttore Generale Agenzia Regionale di Sanità della Toscana, che prosegue: “Pur considerando gli interventi normativi orientati a ridurne gli ambiti di fallimento, ritengo che dobbiamo però interrogarci sullo stato del binomio, inscindibile, autonomia - responsabilità che è poi il presupposto di ogni scelta di cura da parte dei medici. Agire secondo scienza e coscienza, un viatico sempre di attualità, non può prescindere dal diritto - dovere dell’avere accesso a conoscenze adeguate. Oggi la sfida dei sistemi sanitari a copertura universale e finanziati con la fiscalità generale implica garantire qualità, equità e sostenibilità. Per rivendicare la libertà di scegliere e prescrivere farmaci e cure è necessario dar prova che l’appropriatezza delle scelte è basata su accettabili evidenze scientifiche e, in questa prospettiva, non solo essere disposti ad accettare, ma addirittura incoraggiare, l’uso di dati”, conclude il dott. Vannucci.
Roche
Roche è un gruppo internazionale pionieristico nella farmaceutica e nella diagnostica dedicato al progresso della scienza per migliorare la vita delle persone. L’unione degli elementi di forza della farmaceutica e della diagnostica all’interno della stessa organizzazione ha portato Roche a essere leader nella medicina personalizzata, una strategia che mira a fornire il trattamento più appropriato per lo specifico paziente nel miglior modo possibile.
Roche è la più grande azienda biotech al mondo con un portafoglio davvero diversificato di medicinali in oncologia, ematologia, immunologia e sistema nervoso centrale. Roche è anche leader mondiale nella diagnostica in vitro, nella diagnostica oncologica su tessuti ed è all’avanguardia nella gestione del diabete.
Fondata nel 1896, Roche continua a ricercare migliori soluzioni per prevenire, diagnosticare e trattare le malattie e dare un contributo sostenibile alla società. Roche punta a migliorare l’accesso alle innovazioni mediche da parte dei pazienti attraverso la collaborazione con tutti gli stakeholder rilevanti. Ventinove farmaci sviluppati da Roche compaiono negli elenchi dei medicinali essenziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità tra cui farmaci oncologici, antimalarici e antibiotici salvavita. Roche è riconosciuto Gruppo Leader per la sostenibilità nel settore Farmaceutici, Biotecnologie & Scienze della Vita secondo gli Indici di Sostenibilità Dow Jones (DJSI) da otto anni consecutivi.
Il Gruppo Roche ha sede centrale a Basilea, in Svizzera, ed è attivo in oltre 100 Paesi.
Nel 2016 il Gruppo Roche contava oltre 94.000 addetti nel mondo, ha investito 9,9 miliardi di franchi svizzeri in R&S e registrato un fatturato pari a 50,6 miliardi di franchi svizzeri. Genentech, negli Stati Uniti, è una società interamente controllata del Gruppo Roche. Roche è l'azionista di maggioranza di Chugai Pharmaceutical, Giappone. Ulteriori informazioni sul sito www.roche.com.
Tutti i marchi commerciali utilizzati o citati nel presente comunicato sono protetti ai sensi di legge.
Comunicazione Roche S.p.A.
Francesco Frattini [email protected] 348 8818746
Chiara Loprieno [email protected] 348 8818732
* Nelle sentenze n.282/2002 e n. 338/2003 la Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità costituzionale di norme regionali che dettavano limiti all’espletamento di determinati trattamenti terapeutici, quali la terapia elettroconvulsivante, la lobotomia prefrontale e transorbitale e altri simili interventi di psicochirurgia, sul presupposto della loro particolarmente elevata rischiosità e dubbia efficacia terapeutica. Queste due sentenze sono state poi richiamate nella nota sentenza n. 151/2009 sulla procreazione medicalmente assistita.