Newsletter #1

Oggi parte il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Finalmente le organizzazioni stare insieme “sotto lo stesso tetto”. Tra le novità importanti delle ultime settimane c’è l’approvazione del Testo Unico sulle Malattie Rare, un passo avanti per i due milioni di malati rari in Italia. E in questi giorni è al vaglio un disegno di legge per sostenere le startup sociali innovative (profit) che faranno dell’inclusione sociale il caposaldo della propria attività. Novembre è il mese della prevenzione al diabete, che passi avanti sono stati fatti per migliorare la vita di chi ne soffre? A proposito di sensibilizzazione, l’associazione WALCE ha lanciato la campagna di comunicazione “Ne ho pieni i polmoni” per superare i pregiudizi sulle persone con tumore al polmone. Intanto all’International Exchange Experience with Patients Organizations è stato presentato il position paper “Umanizzare l’assistenza sanitaria”. E il 13 dicembre 2021 si terrà l’evento PATH – Patient Association Talks Hub dal titolo: “Covid19 - Uno sguardo al passato e due al futuro”.

 


In primo Piano

 

Al via il RUNTS: semplifica la burocrazia e favorisce la co-progettazione

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È finalmente attivo il RUNTS, il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore. Chi può accedervi? Organizzazioni di Volontariato, Associazioni di Promozione Sociale, Enti filantropici, Imprese Sociali e ancora Reti Associative, Società di Mutuo Soccorso. «Il RUNTS è uno degli aspetti che più è stato accolto positivamente della Riforma del Terzo Settore», spiega Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di CittadinanzAttiva. «Il Registro Unico promette una semplificazione delle modalità con cui si viene riconosciuti e definiti come enti di Terzo Settore e supera le differenze sia a livello nazionale che regionale tra le varie organizzazioni».
Si stima che saranno circa 93mila gli enti che entreranno nel RUNTS nei primi mesi dal suo avvio, 177.640 il numero degli enti potenziali che nel tempo potrebbero decidere di entrare e circa 270mila gli enti qualificabili come Enti del Terzo settore. Ma come funziona? Da oggi non sarà più possibile fare domanda di iscrizione nei registri delle organizzazioni di volontariato, O.D.V., e delle Associazioni di Promozione Sociale, A.P.E., istituiti ai sensi delle leggi 266/1991 e 383/2000, né all’anagrafe delle ONLUS. Per chi è iscritto a uno dei registri preesistenti inizia il processo di “trasmigrazione” dei dati al Registro Unico.
Il passaggio delle informazioni dovrà concludersi entro il prossimo 21 febbraio 2022. Per l’iscrizione degli enti trasmigranti nel RUNTS sarà necessario accertare il possesso dei requisiti necessari, questo accertamento dovrà essere compiuto entro 180 giorni decorrenti dal 21 febbraio 2022. Il RUNTS conterrà informazioni omogenee e predefinite, secondo criteri di tassatività e tipicità, per tutti gli enti iscritti, indipendentemente dalla loro dislocazione sul territorio nazionale.
A procedimento concluso tutti potranno accedere al Registro e consultare atti e informazioni degli Enti del Terzo Settore iscritti che dovranno aggiornare i dati, depositare i bilanci, le modifiche statutarie e gli altri documenti previsti dalla legge. Gli Enti finora non iscritti ai precedenti registri potranno richiedere, a partire dal 24 novembre 2021, l'iscrizione al RUNTS. Ma le Onlus, iscritte alla relativa Anagrafe al 22 novembre 2021, accederanno al RUNTS non per trasmigrazione né mediante una nuova iscrizione come tutti gli altri Enti, bensì secondo una particolare procedura che prevede l’intervento nella fase iniziale dell’Agenzia delle entrate, che dovrà comunicare al RUNTS i dati degli enti iscritti all’Anagrafe secondo modalità specifiche concordate col Ministero del lavoro.
«La grande innovazione del Registro», spiega Mandorino, «al di là della semplificazione burocratica, è che tutti gli enti non saranno più parcellizzati in categorie frammentate. Staranno insieme sotto un unico tetto. Gli Enti quindi non saranno valutati per il loro status giuridico, ma rientreranno tutti nella definizione che il codice dà di ente di Terzo Settore, ovvero: chi svolge una funzione di interesse generale». Per le associazioni di pazienti, l’introduzione del registro, è particolarmente importante: «Fino ad oggi», aggiunge Mandorino, «si è sempre fatto riferimento alle organizzazioni che offrono “prestazioni” sanitarie. Ci sono invece moltissime associazioni di pazienti che, pur non erogando servizi, fanno advocacy e hanno un ruolo fondamentale per la tutela dei diritti dei pazienti e quindi dei cittadini, è importante che vengano equiparate alle altre. Basti pensare ai mesi più duri del lockdown: grazie all’impegno delle associazioni dei pazienti abbiamo conquistato la ricetta dematerializzata o il rinnovo automatico dei piani terapeutici. Il passaggio, o l’inscrizione al RUNTS, permette un’interlocuzione più profonda con le istituzioni e quindi la possibilità di co-progettare insieme».
 

 

Approvato il Testo Unico sulle Malattie Rare. Un passo avanti ma si può migliorare.

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Un percorso lungo più di tre anni quello dell’approvazione finale del Testo Unico sulle malattie rare. Sedici articoli che rappresentano un passo avanti per i due milioni di malati rari in Italia. La legge è il risultato di un lungo confronto tra il Parlamento e le associazioni dei malati rari. «Abbiamo sostenuto molto la legge e devo riconoscere che siamo stati anche molto ascoltati dalla politica nel lungo lavoro che ci ha portato al risultato di oggi», dice Annalisa Scopinaro presidente di Uniamo, Federazione delle Associazioni di Persone con Malattie Rare d’Italia. Ma quando una malattia si può dire rara? Stando ai parametri riportati dal testo per bassa prevalenza delle malattie rare si intende una prevalenza inferiore a cinque individui su diecimila. Nell’ambito delle malattie rare sono comprese anche le malattie ultra rare, caratterizzate, da una prevalenza inferiore a un individuo su cinquantamila e i tumori rari. Le malattie rare ad oggi conosciute sono tra le 6mila e le 8mila. Ma solo per il 6% delle persone che ne è affetto esiste una cura. La maggioranza dei pazienti non ha accesso ai trattamenti. Il tempo medio per una diagnosi è di 4 anni, ma può arrivare fino a 7. Nell’articolo uno della legge sono ben esplicitate le finalità della stessa che è nata con l’intento di tutelare il diritto alla salute delle persone affette da malattie rare, attraverso misure volte a garantire: l’uniformità dell’erogazione nel territorio nazionale delle prestazioni e dei medicinali, compresi quelli orfani; il coordinamento e l’aggiornamento periodico dei livelli essenziali di assistenza e dell’elenco delle malattie rare; il coordinamento, il riordino e il potenziamento della Rete nazionale per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare (la “Rete nazionale per le malattie rare”, che comprende i centri ERN) e il sostegno della ricerca.
Tra le novità più importanti introdotte dalla legge la definizione e l’attuazione del Piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, che comprende i trattamenti e i monitoraggi di cui la persona affetta da una malattia rara necessita, e un percorso strutturato nella transizione dall’età pediatrica all’età adulta. Sono posti a totale carico del Servizio sanitario nazionale i trattamenti sanitari compresi nel piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato e indicati come essenziali. Per superare le disparità regionali nell’accesso ai farmaci, il testo prevede che, una volta approvati dall’Aifa, essi siano resi immediatamente disponibili dalle Regioni. Il testo prevede inoltre l’istituzione di un fondo di solidarietà con una dotazione pari a 1 milione di euro annui a decorrere dall’anno 2022, finalizzato a favorire l’istruzione e l’inserimento lavorativo e sociale delle persone affette da malattie rare. «Il fondo di solidarietà da 1 milione di euro», dice Scopinaro, «a conti fatti significa 50 centesimi di euro per ogni malato: apprezziamo il segnale, ma evidentemente le risorse sono insufficienti». Viene anche istituito il Comitato nazionale per le malattie rare, con funzione di indirizzo e coordinamento delle politiche nazionali e regionali in materia di malattie rare. Questo comitato è composto in modo da assicurare la partecipazione di tutti i soggetti portatori di interesse del settore: rappresentanti dei Ministeri della salute, dell’università e della ricerca e del lavoro e delle politiche sociali, della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dell’Agenzia italiana del farmaco, dell’Istituto superiore di sanità, dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, degli Ordini delle professioni sanitarie, delle società scientifiche, degli enti di ricerca senza scopo di lucro riconosciuti dal Ministero dell’università e della ricerca che si occupano di malattie rare e delle associazioni dei pazienti affetti da una malattia rara più rappresentative a livello nazionale. «È importante avere un luogo di confronto istituzionale e strutturato», sottolinea Scopinaro, «il fatto che per la prima volta allo stesso tavolo decisionale siedano tutti gli interlocutori, sullo stesso piano, potrebbe aiutare ad affrontare le questioni a livello sistemico. Trovare un accordo potrà essere più complesso, ma ciò che uscirà da quel tavolo avrà il potere di cambiare davvero le cose». Diversi i fronti che restano aperti: «Per esempio non sono a carico del Ssn tutti i farmaci di fascia C, gli integratori alimentari e i cosmetici che per alcune patologie sono indispensabili. Anche sul fronte della ricerca si è fatto un passo avanti: a decorrere dall’anno 2022, nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato, è previsto un contributo, nella forma di credito d’imposta, pari al 65% delle spese sostenute per l’avvio e per la realizzazione dei progetti di ricerca, fino all’importo massimo annuale di 200mila euro per ciascun beneficiario, nel limite di spesa complessivo di 10 milioni di euro annui. «Se crediamo veramente che le persone con malattie rare hanno il diritto di essere tutelate», chiosa Scopinaro, «bisogna investire anche sul finanziamento dei centri, sulla stabilizzazione dei medici, sul potenziamento delle infrastrutture…Con questo passo avanti, il nostro auspicio è che si cominci a strutturare un sistema di finanziamenti ad hoc per la rete delle malattie».
 

 

Arriva in Parlamento la legge che favorisce l’impiego di persone autistiche

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Facilitare l’ingresso delle persone con disabilità e con disturbi dello spettro autistico nel mercato del lavoro profit e sostenere le startup sociali innovative (profit) che faranno dell’inclusione sociale e lavorativa il caposaldo della propria attività. È questo l’obiettivo del disegno di legge sulle “start up sociali innovative” presentato dal senatore Eugenio Comincini. La commissione Lavoro del Senato ha incardinato a fine ottobre la proposta, avviando di fatto l'iter parlamentare per diventare Legge dello Stato, introducendo contributi importanti che rilanciano il tema disabilità e lavoro. In Italia, infatti, sono circa 600mila le persone con autismo. Il 99% non accede al mondo del lavoro. Il disegno di legge nasce grazie a tre realtà che hanno fatto da apripista per l’innovazione sociale a scopo inclusivo: PizzAut a Milano, la Banda Rulli Frulli di Finale Emilia e Tortellante a Modena. Come si legge nel disegno di legge, che era stato presentato nel novembre 2019, la logica sottesa è “quella di favorire e sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese la cui attività è orientata al mercato e al profit, tenendo conto, per un periodo limitato, dei maggiori oneri e costi di un’organizzazione produttiva basata sull’operatività di personale affetto da disturbi dello spettro autistico". Tra i principali requisiti che dovranno avere le imprese per rientrare nella definizione di “startup a vocazione sociale” ci sono i tempi di costituzione: non meno di un anno e non più di cinque. L’impresa inoltre non deve aver distribuito utili. Per quanto riguarda il totale del valore della produzione annua, così come risultante dall’ultimo bilancio, questo non deve essere superiore a 5 milioni di euro. Inoltre, i dipendenti e collaboratori (a qualsiasi titolo) con disturbi dello spettro autistico dovranno rappresentare almeno i due terzi della forza lavoro complessiva. Per ogni lavoratore con disturbi dello spettro autistico assunto con rapporto di lavoro a tempo indeterminato le startup a vocazione sociale riceveranno importanti incentivi alle assunzioni, per un periodo di trentasei mesi e nella misura del 70% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali. Saranno inoltre previsti incentivi all’investimento: dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche si detrae un importo pari al 20% della somma investita dal contribuente nel capitale sociale di una o più startup sociali per cinque esercizi successivi a quello in corso alla data dell’investimento stesso. L’investimento massimo detraibile non potrà comunque eccedere, in ciascun periodo d’imposta, l’importo di euro 50mila e dovrà essere mantenuto per almeno tre anni.
 

 

Diabete, i passi avanti della ricerca

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Novembre è mese di prevenzione e lotta al diabete, una malattia che secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, entro il 2030, sarà la quarta causa principale di morte in Europa. L’Onu e l’Oms la considerano una delle tre emergenze sanitarie del pianeta, insieme con la tubercolosi e la malaria. Nel 2019, infatti – secondo le stime della International Diabetes Federation– gli adulti affetti da diabete erano 463 milioni, nel 2045 saranno 700 milioni. Ma da cosa dipende il diabete? La malattia è causata dall’iperglicemia, ovvero dall’aumento del livello di glucosio nel sangue, dovuto a un difetto di secrezione o a un’azione inadeguata dell’insulina, l’ormone prodotto dalle cellule del pancreas e deputato al controllo dei livelli di zucchero nel sangue. Il diabete di tipo 1, da cui sono affetti tra il 3% e il 5% dei diabetici, e il diabete di tipo 2, più comune, che riguarda più del 90% dei pazienti con diabete, sono due patologie molto diverse tra loro, sia per le modalità di insorgenza che per la terapia e l’impatto sulla vita dei pazienti. Il diabete di tipo 1 tende a insorgere in durante l’infanzia e in età adolescenziale ed è causato da un’assenza totale di insulina. Il diabete tipo 2 tende invece a presentarsi dopo i 30-40 anni d’età, non viene prodotta una quantità sufficiente di insulina per soddisfare le necessità dell’organismo (deficit di secrezione di insulina), oppure l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino-resistenza). In Italia ci sono circa 3 milioni e mezzo di persone diabetiche. Nell’ultimo ventennio si è passati dal 3,8% al 6% di malati. Inoltre, la stima è in aumento per il prossimo ventennio ed il trend di aumento della prevalenza in Italia sembra avere un gradiente Nord-Sud: maggiore prevalenza nel Sud e nelle Isole. Ma l’innovazione tecnologica in questi anni ha determinato un cambiamento radicale nella prospettiva del trattamento del diabete con migliori risultati clinici e una migliore qualità della vita per le persone affette da questa malattia. «Per il diabete di tipo 2 sono stati resi disponibili nuovi farmaci che hanno decisamente migliorato sia la cura della glicemia che la prevenzione del danno derivante dall’iperglicemia», spiega il dottor Salvatore Piro, consigliere della Società Italiana di Diabetologia. «Per il diabete di tipo 1, “l’evoluzione tecnologica" ha consentito gestioni mirate per la terapia insulinica ed il controllo glicemico. Nuovi microinfusori dell’insulina e sistemi di controllo continuo della glicemia rappresentano una vera l’evoluzione. Inoltre il campo delle cellule staminali rappresenta sempre un obiettivo mai sopito». Negli ultimi 100 anni - dalla scoperta dell’insulina - sono stati fatti enormi avanzamenti relativi alla conoscenza della fisiopatologia del diabete. Queste nuove conoscenze hanno permesso di personalizzare le cure e gli approcci terapeutici dei pazienti con diabete. «Tuttavia», continua Piro, «siamo ancora lontani dalla cura definitiva e dalla soluzione del problema. La speranza dei diabetologi e dei pazienti diabetici è rappresentata dal superamento degli attuali limiti delle terapie disponibili. Per il paziente con diabete di tipo 1 si aspira all’insulino-indipendenza. La conoscenza nel campo delle cellule staminali e delle basi teoriche che regolano la differenziazione cellulare potrebbero rappresentare obiettivi definitivi per la cura di questo tipo di diabete. Per il paziente con diabete di tipo 2 l’obiettivo è rappresentato dalla riduzione della mortalità per le complicanze del diabete. I nuovi farmaci disponibili hanno aperto nuovi campi di ricerca che certamente permetteranno di colmare i limiti attuali». Il Servizio Sanitario Nazionale del nostro Paese garantisce la fornitura di molti farmaci e device per il diabete, a titolo del tutto gratuito. Ma non tutti e soprattutto non a tutti nello stesso modo, per le differenze regionali di accesso a farmaci e device innovativi. L’accesso alle cure deve essere invece garantito a tutti i cittadini con diabete, in maniera quanto più possibile uniforme su tutto il territorio nazionale. Sarebbe inoltre importante che i Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali per il diabete fossero condivisi tra le diverse Regioni e, se non proprio uguali, fossero perlomeno molto simili tra loro.
 


Dal Mondo Roche

 

IEEPO 2021 Think Global, Act Local Event

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IEEPO – International Exchange Experience with Patients Organizations è un appuntamento annuale dove si incontrano centinaia di Associazioni di pazienti da tutto il mondo. Nato nel 2008, oggi vede alla sua guida i pazienti stessi. È un momento di grande confronto e partecipazione per le Associazioni, che hanno l’opportunità di condividere esperienze, progetti e riflessioni finalizzate a migliorare la vita dei pazienti e delle loro famiglie. Finanziato e organizzato da Roche, anche quest’anno, come l’edizione del 2020, l’incontro è stato organizzato virtualmente a causa dell’emergenza pandemica. Lo scorso 8 novembre si è svolto l’evento digitale “Think Global, Act Local Event”, il cuore dell’evento è stato la pubblicazione del position paper “Umanizzare l’assistenza sanitaria” (scarica l’abstract qui), che ha la finalità di rappresentare le esigenze della comunità dei pazienti, coinvolgerli maggiormente e richiamare l’intera comunità dei pazienti a guidare la trasformazione dei sistemi sanitari. Il position paper è stato redatto grazie agli insights raccolti attraverso una survey a cui ha risposto la comunità IEEPO e co-creato insieme all’External Advisory Board di IEEPO. I temi cardine sono la centralità del paziente, l’umanizzazione delle cure e la personalizzazione delle cure. Per raggiungere questi obiettivi, gli speakers, provenienti da tutto il mondo, hanno espresso le stesse soluzioni. È innanzitutto fondamentale capire i bisogni dei pazienti, coinvolgendo tutti gli stakeholders del sistema salute, per poter erogare cure migliori. Per fare questo deve esserci un costante lavoro di ascolto e coinvolgimento dei pazienti da parte di tutti gli attori del settore. A tal proposito si è sottolineata l’importanza di usare il vantaggio della digitalizzazione, in particolare dei dati dei pazienti e dei dati elaborati dalle associazioni di pazienti, per migliorare la comprensione dei bisogni. Avere più dati a disposizione, significa anche avere la possibilità di personalizzare maggiormente le cure. Il position paper ha due obiettivi: da un lato essere una pubblicazione scientifica che riporti ciò che si è imparato dall'esperienza di partnership coi pazienti, dall’altro continuare in questa direzione creando una rete sempre più larga di rapporti con le associazioni di pazienti. Si è poi passati al tema dell'universalità delle cure: la copertura sanitaria è un diritto che tutti dovrebbero avere e a cui tutti i sistemi sanitari dovrebbero mirare, soprattutto i Paesi emergenti. Tuttavia, si è sottolineato come i sistemi sanitari siano frammentati e lontani dai pazienti. Su questo tema, il position paper invita i decisori politici a garantire le cure primarie. L’intervento del Pubblico nella salute è quindi fondamentale e dovrebbe essere, tra l’altro, un investimento sulle nuove tecnologie e, quando possibile, in forma di partenariato pubblico privato. Le conclusioni del lavoro sono state condivise da tutti gli speakers: per realizzare gli obiettivi del position paper il passaggio fondamentale da effettuare è cercare di tradurre i principi espressi dal documento nel territorio locale rinforzando l’approccio “Pensa globale, agisci localmente”, lasciando la discrezionalità ad ogni Paese e ad ogni Stakeholder di agire nella maniera più adeguata. L’evento dell’8 novembre è stato anche il momento di condivisione di un percorso che ha visto passare IEEPO da un evento unico annuale ad un percorso costruito insieme con le Associazioni di Pazienti centrato su 4 ambiti:

  • Think: una serie di eventi per ispirare la comunità dei pazienti ad affrontare le sfide e cogliere le opportunità del sistema salute.
  • Learn: co-creazione di contenuti educativi e sviluppo dicompetenze. Creazione di una libreria virtuale che contenga risorse, materiali e strumenti pratici
  • Change: un forum che consenta alle Associazioni Pazienti di ascoltare decisori politici, advocates, esperti del sistema salute su questioni chiave della politica sanitaria e sulle trasformazioni nel sistema salute, che possa aiutare a definire strategie e ispirare l’azione
  • Make: risorse co-create, nella forma di un position paper, sui futuri approcci al sistema salute che possano essere utilizzate dalla comunità delle Associazioni Pazienti a livello locale al fine di rafforzare la voce del paziente

Un programma continuo per fornire alla comunità dei pazienti la possibilità di scambiare esperienze, rafforzare il network ed essere davvero i protagonisti del cambiamento. Vuoi saperne di più? https://www.ieepo.com/
 

 

PATH – Patient Association Talks Hub: un sentiero da percorrere per crescere insieme

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Il 13 dicembre 2021 si terrà l’evento PATH – Patient Association Talks Hub dal titolo: “Covid19 - Uno sguardo al passato e due al futuro”. La pandemia di Covid19 ha avuto un impatto sulle nostre vite e società come nessun'altra malattia negli ultimi 100 anni. Stiamo tutti vivendo una crisi sanitaria che non ha precedenti nell'era moderna. Ad oggi, quasi 250 milioni di persone in tutto il mondo sono state infettate e quasi 5 milioni sono purtroppo decedute. L’emergenza sanitaria causata dal Covid19 ha imposto il bisogno di rivolgere particolare attenzione alle persone più fragili, come ad esempio persone affette da patologie oncologiche, oncoematologiche o associate ad immunosoppressione. Questo è stato fatto in maniera frammentaria sul territorio nazionale, con la necessità di continuare i trattamenti durante il periodo emergenziale e di una rinnovata importanza della medicina del territorio e dell’assistenza domiciliare. All’interno dell’incontro si affronteranno queste tematiche e molte altre in una discussione tra Associazioni di Pazienti, istituzioni e esperti del Sistema Salute. Per iscriversi al webinar clicca qui. Per conoscere meglio PATH e rivedere gli scorsi appuntamenti clicca qui
 

 

Ne ho pieni i polmoni…dei pregiudizi!

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“Ha sempre fumato che si aspettava?”, o ancora “Te la sei cercata”. O peggio “Manca una cura, basta ridurre il fumo, è colpa tua se non ci hai pensato abbastanza”. Queste sono solo alcune delle frasi che si sente rivolgere la maggioranza delle persone con tumore al polmone nel nostro Paese. Stigmatizzazioni superficiali, veri e propri pregiudizi, che portano i pazienti a non fare squadra, a non chiedere tempestivamente aiuto. È per superare questi pregiudizi che WALCE Onlus - Women Against Lung Cancer in Europe (Donne contro il tumore al polmone in Europa) - associazione nata nel 2006 per informare, sostenere e supportare pazienti e familiari nella lotta contro il tumore al polmone, ha lanciato, in questo mese dedicato alla sensibilizzazione sul tumore al polmone, la campagna di sensibilizzazione “Ne ho pieni i polmoni” per dire basta a inutili reticenze a chiedere aiuto e a rivolgersi alle associazioni. WALCE Onlus ha sede presso il Dipartimentale di Oncologia Toracica del San Luigi di Orbassano, Torino, e fin alla sua fondazione lavora affinché vengano date informazioni e supporto adeguato ai pazienti che ricevono una diagnosi di tumore al polmone, alle loro famiglie e a tutta la comunità. I momenti di sensibilizzazione sono appuntamenti importante con i quali ogni anno si vuole rinnovare e alzare sempre più l’attenzione su una delle neoplasie più diffuse e temibili che rappresenta, infatti, il secondo tumore più frequente negli uomini (14%) e il terzo nelle donne (7%), nonché la prima causa di morte per cancro negli uomini e la seconda nelle donne. In Italia nel 2020 sono stati registrati circa 41mila nuovi casi di tumore al polmone, di cui 13.300 nuove diagnosi nelle donne e 27.550 negli uomini. Se da un lato il sesso maschile mostra una più alta possibilità di sviluppare questo tumore nell’arco della vita (1:10 rispetto a 1:35 nelle donne), dall’altro lato emerge come questo sia in crescita nella popolazione femminile (+3,4%, a fronte di un calo nella popolazione maschile -6,2%). Una campagna molto potente con «un claim di grande impatto per arrivare in modo forte, diretto e immediato al cuore del problema e far sì che le persone possano informarsi e rapportarsi in modo corretto con la patologia», dice Stefania Vallone, segretaria del direttivo di WALCE Onlus. «La campagna», continua, «è visibile sui canali social di WALCE Onlus, Instagram e Facebook, con una pianificazione media ad hoc. Personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo hanno lanciano una sfida social “a pieni polmoni”, cercando di leggere tutto d’un fiato un testo con alcuni dei luoghi comuni e falsi miti più diffusi sul tumore al polmone, per alzare l’attenzione su questa neoplasia tanto diffusa ma poco conosciuta». Inoltre “A pieni polmoni” intende raggiungere i medici di medicina generale, perché è proprio il medico “di famiglia” che riveste il ruolo di primo riferimento per il paziente e per la sua famiglia. «Sono stati realizzati dei podcast dedicati», dice Vallone, «fruibili sulle principali piattaforme di streaming, divisi in sei episodi - psicologia, diritti pazienti, sopravvivenza e lunga sopravvivenza, nuove tossicità, screening e diagnostica, tecniche chirurgiche e radioterapia - con l’obiettivo di aumentare l’awareness sulla patologia, favorire una corretta identificazione dei sintomi e aumentare il referral sullo specialista. Le puntate sono state registrate da specialisti e moderati da giornalisti di settore».