Nel 2022 in Italia sono state registrate 390.700 nuove diagnosi di tumore e in due anni l’incremento stimato è stato di 14.100 casi. Oggi, grazie a soluzioni di diagnostica avanzata e all’innovazione terapeutica, possiamo parlare, per molte forme di tumore, di lungo-sopravvivenza o cronicizzazione. Ma restano significative sfide su cui è necessario intervenire per garantire ai pazienti oncologici migliori percorsi di presa in carico e assistenza. Nasce proprio con l’obiettivo di dare vita ad un confronto aperto su questi temi l’evento “Roche Connections: new pathways for oncology”.
"Roche è tra le prime aziende nel mondo e in Italia per l’impegno in ricerca clinica. Solo nel 2022 sono stati investiti nel nostro Paese 46 milioni. Nel campo dell’onco-ematologia, contiamo 174 studi attivi su 253 complessivi, pari quasi al 70%. – ha commentato Anna Maria Porrini, Direttore Medico di Roche Italia – Essere partner del Sistema Salute significa per noi mettere in campo un impegno che unisce all’innovazione diagnostico-terapeutica un obiettivo più ampio: favorire un miglioramento dell’intero patient journey. Nasce da questa ambizione l’evento di oggi, con cui abbiamo voluto tracciare una roadmap condivisa delle priorità per l’oncologia del futuro, sfidandoci nell’identificare soluzioni concrete, in continuità con quanto si sta già facendo. Sono oltre 40 i progetti promossi da Roche in questa direzione, che includono partnership con il Sistema Salute, collaborazioni per il miglioramento dei PDTA e a supporto della ricerca. A questi si aggiungono campagne ed iniziative realizzate con le Associazioni di pazienti e in risposta ai loro bisogni, per arrivare a progettualità sperimentali sull’attualissimo fronte dell’oncologia territoriale”.
Clinici oncologi e con competenze multidisciplinari, rappresentanti delle principali Società Scientifiche, delle Associazioni Pazienti e del mondo accademico hanno partecipato all’evento, dando vita a dibattiti, talk e momenti di approfondimento, con l’obiettivo di tracciare insieme una visione condivisa dell’oncologia del prossimo futuro, tra innovazione, multidisciplinarietà e sostenibilità.
“Il Piano Oncologico Nazionale (PON) delinea le priorità dell’oncologia di oggi e di domani, facendo leva su una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, compreso il miglioramento delle cure e la riduzione delle recidive della malattia, individuando obiettivi e linee strategiche in coerenza con il Piano europeo contro il cancro – ha detto Saverio Cinieri, Presidente AIOM – Un punto di attenzione importante è rappresentato dagli screening oncologici, sui quali è cruciale agire a più livelli: l’ampliamento delle fasce di età dei programmi già esistenti, l’estensione a nuove patologie oncologiche come il tumore al polmone e la sensibilizzazione dei cittadini, per riavvicinarli alla prevenzione post-pandemia, come con la Campagna Screening Routine, a cui abbiamo offerto il nostro patrocinio. Pensando al futuro dell’oncologia, crediamo molto nel potenziale delle nuove tecnologie applicate alla ricerca e all’analisi dei dati dei pazienti. Da qui è nata una survey promossa da AIOM, e realizzata in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e il supporto di Roche, per indagare il livello di conoscenza e l’attitudine all’uso di strumenti di digital health negli oncologi italiani”.
Proseguendo lungo il percorso del paziente, dopo la prevenzione e lo screening, l’eccellenza della diagnosi è un altro step cruciale. “Negli ultimi dieci anni l’evoluzione dell’anatomia patologica all’interno del laboratorio, che oggi influenza le decisioni cliniche nell’80% dei casi, e lo studio della morfologia e del DNA hanno permesso di approfondire la conoscenza dei tumori mettendo a disposizione diverse opzioni per valutare le alterazioni genetiche dei tessuti - ha dichiarato Filippo Fraggetta, Presidente SIAPeC – Principalmente si tratta dei cosiddetti pannelli multigenici, ovvero test genetici basati sul sequenziamento massivo parallelo conosciuto anche come Next generation sequencing (NGS). È necessario un ampliamento e una maggiore uniformità di accesso ai test di profilazione NGS, capaci di analizzare più geni contemporaneamente e indirizzare ad eventuali terapie target. Il valore dell’oncologia di precisione sta in una diagnosi di qualità unita a un approccio multidisciplinare, a cui hanno diritto tutti i pazienti con neoplasia, in qualsiasi parte del Paese si trovino”.
Per migliorare gli attuali percorsi di presa in carico del paziente, un altro fronte di intervento prioritario è rappresentato dalle ROR, le Reti Oncologiche Regionali. “Il nostro Servizio Sanitario Nazionale lavora costantemente per garantire un equo accesso all’assistenza. Oggi molti pazienti con neoplasia riescono a guarire o a vivere più a lungo, con un livello di qualità di vita più alto rispetto a un tempo – ha ricordato Luigi Cavanna, Past-President CIPOMO (Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri) – Bisogna diversificare le risposte ai bisogni in base alle diverse esigenze dei pazienti e sensibilizzare tutti gli interlocutori del sistema sull’importanza dell’oncologia territoriale. Va in questa direzione il progetto SMART CARE, acronimo di “Soluzioni e metodi avanzati di riorganizzazione in sanità” che, messo a punto da Periplo (rete delle reti oncologiche) insieme a SIMM (Società Medici Manager), propone un cambio di paradigma nel sistema di presa in carico di tutto il percorso di cura, partendo proprio dall’assistenza oncologia extra ospedaliera. La pandemia ha dimostrato che i tempi sono maturi per una gestione del paziente fuori dall’ospedale, ma nel concreto è necessario definire i requisiti minimi e sfruttare al massimo gli strumenti tecnologici a nostra disposizione che hanno il potenziale di facilitare sia gli oncologi che i pazienti”.
Tra le sfide per l’oncologia del futuro, è stato affrontato, all’interno del dibattito, anche il tema della centralità del paziente e di strumenti come i Patient reported outcome (PROs), utili a raccogliere informazioni sulle condizioni cliniche e sull’esperienza di cura, attraverso dei questionari elettronici standardizzati. “Ascoltare la voce del paziente e raccoglierne le istanze con misurazioni validate come quelle dei Patient reported outcomes (PROs), può portare benefici importanti per la salute. Il dato riportato dal paziente permette, tra i vari benefici, di considerare gli aspetti relativi al benessere della persona, monitorare l’andamento di un trattamento (potenzialmente migliorando l’aderenza terapeutica), facilitare l’interpretazione dei risultati di studi clinici e misurare la qualità dei servizi sanitari – ha spiegato Francesco De Lorenzo, Presidente FAVO – Per questo auspichiamo che, in un’ottica di futura evoluzione dei percorsi in oncologia, i PROs possano essere sempre più utilizzati, anche in ambito regolatorio, così da migliorare l’esperienza di cura del paziente e la capacità del medico di ascoltarlo, capirlo, assisterlo”.
In occasione dell’evento, i clinici partecipanti sono stati invitati anche a sviluppare possibili soluzioni e progettualità concrete, da realizzare in partnership con tutti gli attori coinvolti, in risposta alle sfide delineate: oltre 350 specialisti e 37 tra moderatori e facilitatori hanno partecipato a questa sessione interattiva, dando vita a 17 gruppi di lavoro. Sistematizzando i contributi raccolti, insieme a tutti gli spunti emersi dalle sessioni di confronto, i macro ambiti di intervento che delineano le priorità di una roadmap condivisa per migliorare i percorsi di presa in carico dei pazienti oncologici nel prossimo futuro sono 5:
prevenzione, screening e diagnostica;
multidisciplinarità;
reti, PDTA e Molecular Tumor Board;
Real World Evidence e ricerca;
ascolto e centralità del paziente.
L’evento “Roche Connections: new pathways for oncology” è patrocinato da CIPOMO, Fondazione Roche, Associazione Periplo e SIAPEC-IAP.
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