Come semplificare la vita delle persone con diabete

L' ecosistema aperto di Roche aiuta le persone con diabete a gestire la propria malattia in modo più efficiente nella vita di tutti i giorni, e contemporaneamente consente al medico di personalizzare la terapia.

“Attualmente ci sono circa mezzo miliardo di persone con diabete", spiega Marcel Gmünder, Global Head di Roche Diabetes Care. "Possiamo definirla una vera epidemia". Entro il 2045, circa 700 milioni di persone saranno affette da diabete1. Questa progressiva insorgenza della malattia può essere spiegata con la crescente prosperità dei paesi emergenti e i conseguenti cambiamenti degli stili di vita, ma anche grazie alle maggiori possibilità di diagnosticare il diabete in questi paesi.

Sebbene sia diffuso, spesso il diabete non viene diagnosticato tempestivamente oppure viene gestito in modo non adeguato. Poche persone affette da questa patologia raggiungono effettivamente i loro obiettivi terapeutici personali. Questo risultato è principalmente attribuibile all'inerzia clinica ovvero il mancato inizio o adeguamento della terapia (intensificazione/deintensificazione) nonostante il mancato raggiungimento dei target metabolici.

"Il diabete richiede un monitoraggio costante da parte delle persone che convivono con esso", afferma Gmünder. Le persone con diabete devono prendere circa 50 decisioni terapeutiche ogni giorno: questo si trova in netto contrasto con il fatto che trascorrono meno di 5 ore all'anno con il proprio medico2. Prendere decisioni terapeutiche errate per un periodo così prolungato nel tempo, comporta vivere con valori di zucchero nel sangue inadeguati, e può generare complicanze devastanti a lungo termine come retinopatie, patologie renali e amputazione del piede.

Per affrontare il problema dell'inerzia clinica e focalizzarsi concretamente sul paziente, è necessario ripensare al modo in cui le persone con diabete ricevono supporto. L’evoluzione della tecnologia che spazia dall'intelligenza artificiale, ai sensori digitali e ai dispositivi indossabili, sta giocando un ruolo importante in questo momento di profondo cambiamento, fornendo una quantità crescente di dati relativi alla salute e al diabete. Tuttavia, è importante che il diluvio giornaliero di informazioni non travolga le persone colpite, ma le aiuti a raggiungere i propri obiettivi terapeutici personali.

Qui entra in gioco Roche Diabetes Care e l’integrated Personalized Diabetes Management (iPDM). L’iPDM è un approccio olistico alla gestione della terapia che contempla tutti gli ambiti di monitoraggio e cura, dalla misurazione della glicemia alla documentazione digitale fino al trattamento terapeutico/farmacologico personalizzato. Aiuta le persone affette da diabete ad affrontare le sfide quotidiane e rafforza la relazione medico-paziente, facilitando il controllo degli effetti dei trattamenti medici, della dieta e dei cambiamenti dello stile di vita sui livelli di glucosio nel sangue. Ma come funziona davvero?

Più Time in Range (tempo a target)
L’iPDM in Roche Diabetes Care è incentrato sull'ecosistema aperto, che rende possibile adattare la gestione del diabete a ogni singola persona personalizzando il trattamento. In pratica, l'ecosistema aperto si alimenta dai dati degli hardware, come i misuratori della glicemia e microinfusori per insulina, e delle soluzioni digitali, come le app, e li processa restituendo un’analisi dei dati stessi. "L'ecosistema aperto è il nostro modo di soddisfare un bisogno sentito dalle persone con diabete", spiega Gmünder. "Questi pazienti necessitano di essere in grado di combinare le informazioni sulla salute e sul diabete che ottengono dai loro dispositivi per creare un quadro più ampio che consentirà loro di prendere decisioni migliori sul trattamento e, di conseguenza, condurre un'esistenza più libera." Questo è ciò che offre l'ecosistema aperto di Roche Diabetes Care. L'analisi dei dati fornisce approfondimenti che aiutano ad aumentare la quantità di tempo che le persone con diabete trascorrono nei loro intervallo glicemico target. Le persone con diabete possono consentire la condivisione dei dati con il proprio medico. Ciò aiuta gli operatori sanitari a sfruttare al meglio le poche ore all'anno che trascorrono con i loro pazienti e ad adattare il trattamento alla luce dei dati ricevuti.

Perché i medici dovrebbero sapere quando le persone con diabete mangiano la torta
Dal punto di vista delle persone con diabete, la pietra angolare dell'ecosistema aperto - e anche l'interfaccia principale di Roche Diabetes Care con esse - è un'app di gestione del diabete, il punto di incontro dei dati provenienti da molteplici fonti. "Stiamo sviluppando nuove funzionalità dell’app attraverso approfondimenti su prodotti e soluzioni di Roche e di altri partner".

Spostandoci dal lato dell’Operatore Sanitario, si tratta di utilizzare una piattaforma digitale, direttamente accessibile in qualsiasi momento, che consente la gestione di tutti i propri pazienti in un'unica soluzione. Un ecosistema aperto che consente di analizzare i dati provenienti da diversi dispositivi di differenti aziende. "Immaginiamo un pensionato che ha un alto livello di zucchero nel sangue ogni martedì pomeriggio perché prende sempre una tazza di caffè e una fetta di torta alle 16.00", afferma Gmünder, spiegando i vantaggi di questa soluzione di gestione del diabete. "Utilizzando i dati forniti dalla piattaforma digitale, il suo medico può facilmente ricavare un modello, discuterne con il paziente e adattare le sue raccomandazioni terapeutiche sulla base delle abitudini del paziente".

Meno preoccupazioni, più vita
"La nostra visione è di semplificare il trattamento quotidiano per le persone con diabete e le loro famiglie in tutto il mondo per aiutarle a pensare meno al diabete nella loro routine quotidiana e portare loro un reale sollievo, giorno e notte ", spiega Gmünder. La creazione di un ecosistema aperto segna un importante passo avanti nel trasformare questa visione in realtà.

Riferimenti

  1. IDF Diabetes Atlas 9th ed., International Diabetes Federation, 2019

  2. Barnes et al., Dibetes Educ., 2004; Chen et al., Archivi di medicina interna, 2009

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