I dati di efficacia a 10 anni evidenziano l’impatto di ocrelizumab sulla prevenzione della progressione della disabilità e sul mantenimento della mobilità in soggetti con forme recidivanti e progressive di sclerosi multipla.
Su Più di 3.200 donne con SM trattate con ocrelizumab non è stato segnalato alcun aumento del rischio di esiti avversi in corso di gravidanza e nei bambini, con dati real world che hanno dimostrato un basso rischio di recidiva durante e dopo la gravidanza.
Gli ultimi risultati di fase III mostrano che l’iniezione sottocutanea è risultata non inferiore all’infusione endovenosa in base ai livelli ematici di ocrelizumab nell’arco di 12 settimane.
L’iniezione sottocutanea di 10 minuti potrebbe migliorare l’esperienza di trattamento e ampliare l’uso di ocrelizumab nei soggetti con sclerosi multipla (SM) seguiti presso centri con capacità limitate per la somministrazione e.v.
Monza, 13 ottobre 2023 - Roche (SIX: RO, ROG; OTCQX: RHHBY) ha annunciato oggi nuovi dati clinici e di real world riguardanti ocrelizumab, dai quali emerge che il farmaco continua a rappresentare un trattamento estremamente importante per le persone con sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva (SMR o SMPP). I dati sono stati presentati al 9° congresso congiunto ECTRIMS-ACTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis/Americas Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis).
“Ocrelizumab è la prima terapia diretta contro i linfociti B approvata per la SMR e la SMPP. È straordinario constatare che, dopo 10 anni di trattamento e 300.000 pazienti trattati in tutto il mondo, la stragrande maggioranza dei pazienti con SMR rimane libera da progressione della malattia” ha dichiarato il Prof. Massimo Filippi, Direttore delle Unità di Neurologia, Neurofisiologia e Neuroriabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute, Milano. “Questi risultati indicano che le persone con SMR e SMPP hanno ancora molti anni davanti a sé da vivere in piena indipendenza, in cui non dovranno avvalersi di un ausilio per la deambulazione”.
Dopo 10 anni di trattamento continuo con ocrelizumab, il 77% dei pazienti è risultato libero da progressione da disabilità confermata (CDP) a 48 settimane e il 92% dei pazienti con SMR si è dimostrato in grado di camminare ancora senza l’impiego di alcun presidio. I dati a lungo termine rafforzano l’importanza cruciale del trattamento precoce nel preservare le capacità funzionali in tutto lo spettro della SM, mostrando un minor rischio di eventi di disabilità nei pazienti con SMR e SMPP che hanno iniziato prima il trattamento con ocrelizumab (all’inizio degli studi in doppio cieco vs. all’inizio degli studi OLE).
Nuovi dati di sicurezza relativi a 6.155 pazienti con 28.269 anni-paziente di esposizione a ocrelizumab in 12 studi clinici avvalorano ulteriormente il profilo beneficio/rischio favorevole del medicinale, che è rimasto costante per 10 anni.
“Dato che alcune donne affette da SM potrebbero avere intenzione di creare una famiglia, è importante comprendere in che modo il trattamento prima della gravidanza possa influire su di loro e sui feti”, ha commentato Levi Garraway, M.D., Ph.D., Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “Con oltre 300.000 persone trattate in tutto il mondo e 30 studi in corso, continuiamo ad accumulare solide evidenze sui potenziali benefici apportati da ocrelizumab in molti gruppi sottorappresentati, tra cui le donne in gravidanza e i soggetti di origine nera o ispanica”.
I dati di sicurezza di Roche relativi a 3.253 gravidanze cumulative in donne con SM non suggeriscono un aumento del rischio di esiti avversi in gravidanza o nei bambini nelle donne con SM trattate con ocrelizumab. L’esposizione in utero a ocrelizumab non ha aumentato il rischio di esiti avversi in corso di gravidanza e nei bambini rispetto alla popolazione con SM e alla popolazione generale.
Inoltre, un’analisi real-world del registro internazionale MSBase condotta sui dati relativi a 1.985 donne affette da SM trattate con diverse terapie modificanti la malattia (DMT) ha suggerito che le donne che hanno concepito nel corso del trattamento con ocrelizumab o poco dopo aver ricevuto l’ultima dose del farmaco sono a basso rischio di recidiva durante la gravidanza e dopo il parto. Durante la gravidanza, il tasso di recidiva annualizzato (ARR) si è attestato a 0,00 nelle donne precedentemente trattate con ocrelizumab, contro 0,05-0,32 osservato nelle donne trattate con altre DMT. L’ARR dopo il parto si è attestato a 0,09 nelle donne trattate con ocrelizumab, contro 0,10-0,74 osservato nelle donne trattate con le altre DMT. Roche si impegna a generare altri dati utili alla pianificazione familiare (family planning), valutando gli esiti durante la gravidanza e nei bambini, inclusi i livelli di linfociti B nei bambini, tramite attività di farmacovigilanza di routine, programmi post-marketing e due studi di fase IV in corso, MINORE (trasferimento placentare di ocrelizumab ed esiti nei bambini) e SOPRANINO (trasferimento di ocrelizumab nel latte materno ed esiti nei bambini).
In occasione del 9° congresso congiunto ECTRIMS-ACTRIMS sono stati inoltre presentati i risultati dello studio sperimentale di fase III OCARINA II, che hanno dimostrato l’effetto di ocrelizumab, somministrato tramite iniezione sottocutanea di 10 minuti due volte all’anno, su parametri di farmacocinetica, biomarcatori e risonanza magnetica (RM) in pazienti con sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva (SMR o SMPP).
“Secondo i dati dello studio OCARINA II, l’iniezione sottocutanea di ocrelizumab di 10 minuti ha soppresso le lesioni cerebrali con un’efficacia pienamente sovrapponibile a quella dimostrata dalla somministrazione per via endovenosa” ha dichiarato il Prof. Carlo Pozzilli, Responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’ospedale S. Andrea, Università La Sapienza, Roma. “Disporre di questa opzione terapeutica aggiuntiva potrebbe migliorare l’esperienza con il farmaco sia per i pazienti che per i medici. Inoltre la somministrazione due volte all’anno potrà rappresentare un grande vantaggio anche per i pazienti con difficoltà di accesso venoso e/o agofobici”.
L’iniezione sottocutanea di ocrelizumab è risultata non inferiore all’infusione endovenosa (e.v.) in base ai livelli ematici di ocrelizumab misurati nei pazienti (area sottesa alla curva concentrazione sierica-tempo) dal giorno 1 a 12 settimane (3.500 die*µg/mL per l’iniezione sottocutanea vs. 2.750 die*µg/mL per l’infusione e.v.). Le concentrazioni ematiche (sieriche) di picco di ocrelizumab sono risultate simili tra l’iniezione sottocutanea (132 µg/mL) e l’infusione e.v. (137 µg/mL).
L’iniezione sottocutanea di ocrelizumab ha determinato una deplezione rapida, prolungata e quasi completa dei linfociti B simile a quella ottenuta con l’infusione e.v. di (rispettivamente il 97% e il 98% dei pazienti presentavano livelli di linfociti B pari a 5 cellule/µL o inferiori quando sono stati misurati per la prima volta a 14 giorni), che si è mantenuta per 24 settimane.
L’iniezione sottocutanea e l’infusione e.v. di ocrelizumab hanno entrambe prodotto una soppressione rapida e quasi completa dell’attività delle lesioni alla RM entro 24 settimane: la maggior parte dei pazienti non mostrava lesioni captanti gadolinio (Gd+) in T1, espressione dell’infiammazione attiva, e senza lesioni in T2 nuove/aumentate di volume, che espressione del carico lesionale a 24 settimane.
Il profilo di sicurezza dell’iniezione sottocutanea di ocrelizumab è risultato coerente con quello consolidato dell’infusione e.v.. Gli eventi avversi (AE) più comuni nel gruppo trattato con l’iniezione sottocutanea di ocrelizumab sono state le reazioni all’iniezione (48% di tutti i pazienti esposti), tutte di natura lieve o moderata.
L’iniezione sottocutanea di ocrelizumab della durata di 10 minuti due volte all’anno viene praticata dagli operatori sanitari ed è stata pensata per essere effettuata senza la necessità di infrastrutture per la somministrazione e.v. Pertanto, potrebbe consentire l’uso di ocrelizumab anche in quei centri sclerosi multipla con capacità limitata per la somministrazione e.v. Questa nuova modalità di somministrazione consentirà una personalizzazione del trattamento con ocrelizumab, in considerazione delle specifiche esigenze dei pazienti con SM e degli operatori sanitari.
La sclerosi multipla (SM) è una malattia cronica che colpisce più di 2,8 milioni di persone in tutto il mondo. La SM si sviluppa quando il sistema immunitario attacca in modo anomalo lo strato isolante e di supporto che circonda le cellule nervose (la guaina mielinica) nel sistema nervoso centrale (cervello, midollo spinale e nervi ottici), causando un’infiammazione e il danno che ne deriva. Questo danno può provocare una vasta gamma di sintomi, tra cui debolezza muscolare, spossatezza e problemi alla vista, e può aggravarsi fino ad una disabilità permanente. La maggior parte delle persone con SM manifesta il primo sintomo tra i 20 e i 40 anni di età, il che rende questa patologia la causa principale di disabilità non traumatica nei giovani adulti.Le persone con qualunque forma di SM manifestano progressione della malattia, ossia perdita permanente di cellule nervose nel sistema nervoso centrale, fin dall’inizio della patologia, anche senza sintomi clinici evidenti o senza un apparente aggravamento degli stessi. Ritardi nella diagnosi e nel trattamento possono influire sfavorevolmente sulle persone con SM, in termini di salute fisica e mentale, e contribuire all’impatto finanziario negativo sul singolo soggetto e sulla società. Un obiettivo importante nel trattamento della SM è quello di rallentare, arrestare e idealmente prevenire l’attività e la progressione della malattia il prima possibile.
La SM recidivante-remittente (SMRR) è la forma più comune della malattia ed è caratterizzata da episodi con segni o sintomi nuovi, o da peggioramento di quelli già presenti (recidive), seguiti da periodi di ripresa. L’85% circa delle persone con SM riceve inizialmente una diagnosi di SMRR. Nella maggior parte delle persone a cui viene diagnosticata la SMRR, essa alla fine evolve in SM secondariamente progressiva (SMSP), contraddistinta da un peggioramento costante della disabilità nel corso del tempo. Le forme recidivanti della SM (SMR) riguardano persone con SMRR e persone con SMSP che continuano a manifestare recidive. La SM primariamente progressiva (SMPP) è una forma debilitante della malattia caratterizzata da sintomi in costante peggioramento, ma solitamente senza recidive percepibili o periodi di remissione, e viene diagnosticata nel 15% circa delle persone con SM. Prima dell’approvazione di ocrelizumab da parte della Food and Drug Administration (FDA) non esistevano trattamenti per la SMPP approvati dalla FDA.