I nuovi dati dello studio di fase IIIb rafforzano il profilo di sicurezza di emicizumab di Roche nei soggetti con emofilia A

Monza, 13.07.2020

  • La seconda analisi ad interim dello studio STASEY, relativa ai dati di 193 pazienti, è in linea con i risultati degli studi di fase III HAVEN, senza nuove segnalazioni in merito alla sicurezza [1,2,3]

  • Lo studio STASEY è il più ampio studio in aperto volto principalmente a valutare la sicurezza e la tollerabilità di un farmaco in pazienti con emofilia A con inibitori del fattore VIII.

  • I dati di un’analisi separata suggeriscono, inoltre, che i pazienti in terapia con emicizumab potrebbero essere sottoposti ad alcuni interventi chirurgici minori senza ulteriore trattamento coagulante preventivo e che gli interventi chirurgici maggiori potrebbero essere gestiti mediante un trattamento di profilassi con fattore della coagulazione supplementare [4]

  • Anche nei primi dati clinici dello studio di fase III HAVEN 5, emicizumab si è dimostrato efficace e ben tollerato dalle persone con emofilia A con e senza inibitori del fattore VIII nella zona del Pacifico asiatico. Lo studio ha raggiunto gli endpoint primari e secondari relativamente al sanguinamento [12]

Roche (SIX: RO, ROG; OTCQX: RHHBY) ha annunciato oggi i risultati della seconda analisi ad interim dello studio di fase IIIb STASEY, che rafforzano il profilo di sicurezza di emicizumab già testato nel programma clinico di fase III HAVEN.[1,2,3] Nello studio STASEY, emicizumab è risultato efficace in adulti e adolescenti affetti da emofilia A con inibitori del fattore VIII, senza nuove segnalazioni in merito alla sicurezza, in linea con le precedenti osservazioni .[1] Altri nuovi dati ad interim suggeriscono che i pazienti in terapia con emicizumab potrebbero essere sottoposti ad alcuni interventi chirurgici minori senza ulteriore trattamento preventivo (di profilassi) con fattore della coagulazione.[4] Questi dati sono stati presentati al congresso virtuale 2020 dell’International Society on Thrombosis and Hemostasis (ISTH), tenutosi tra il 12 e il 14 luglio 2020.
“Questi importanti dati di sicurezza continuano ad aggiungersi alle numerose evidenze cliniche, rafforzando le potenzialità di emicizumab nel ridefinire la terapia standard per i pazienti con emofilia A”, Levi Garraway, M.D., Ph.D., Chief Medical Officer e Head of Global Product Development. “Lo studio STASEY riflette il nostro obiettivo costante: fornire informazioni preziose che soddisfino i bisogni della comunità emofilica e aumentino la nostra conoscenza di emicizumab nella pratica clinica”.
La seconda analisi ad interim dello studio STASEY ha valutato i dati di 193 pazienti affetti da emofilia A con inibitori del fattore VIII sottoposti a profilassi con emicizumab una volta alla settimana.[1] Non sono stati riferiti casi di microangiopatia trombotica (TMA) né gravi eventi trombotici (TE) correlati all’uso della terapia e non sono emerse nuove segnalazioni in merito alla sua sicurezza.[1] 33 (17,1%) pazienti hanno riferito un evento avverso (AE) correlato a emicizumab.[1] Gli AE più comuni, verificatisi nel 10% o più dei pazienti dello studio STASEY, sono stati rinofaringite (12,4%), cefalea (11,9%) e reazioni nel sito di iniezione (ISR; 11,4%).[1] Le ISR riferite sono state di intensità lieve o moderata e nessun paziente ha interrotto il trattamento.[1] I tassi di sanguinamento annuali (ABR) sono a loro volta risultati coerenti con quanto riportato in precedenza negli studi di fase III HAVEN.[1,2,3]
E’ stata effettuata un’analisi separata che ha descritto la gestione e gli esiti di interventi chirurgici minori e maggiori imprevisti in pazienti in terapia con emicizumab, nonostante nello studio STESEY non ci fosse un endpoint formale sulla chirurgia. I risultati suggeriscono che i soggetti affetti da emofilia A con inibitori del fattore VIII sottoposti ad alcuni interventi chirurgici minori durante la terapia con emicizumab potrebbero non necessitare di ulteriore trattamento preventivo con fattore della coagulazione.[4] La maggior parte degli interventi chirurgici minori (n = 20/31) è stata effettuata senza trattamento preventivo con fattore della coagulazione (64,5%) e, di questi, l’85% (n = 17/20) non ha comportato sanguinamenti postoperatori trattati.[4] Tra gli interventi chirurgici maggiori imprevisti (n = 9), otto sono stati gestiti mediante profilassi con fattore della coagulazione, quattro dei quali hanno comportato sanguinamenti gestiti con successo con fattore VIIa ricombinante.[4] Questi risultati sono in linea con quelli osservati in una precedente analisi degli interventi chirurgici negli studi registrativi HAVEN.[5]
In occasione del congresso ISTH, Roche ha anche condiviso i primi dati dello studio di fase III HAVEN 5 condotto su persone con emofilia A con e senza inibitori del fattore VIII nella zona del Pacifico asiatico.
Dai primi risultati emicizumab è risultato efficace e ben tollerato. Lo studio ha raggiunto gli endpoint primary e secondari relativamente al sanguinamento.[12]
L'insieme di questi dati conferma la sicurezza e l'efficacia di emicizumab, già dimostrate dal programma di sperimentazione clinica HAVEN, e il suo potenziale per ridefinire lo standard di cura per tutte le persone che convivono con l’emofilia A. [13]
Lo studio STASEY è uno studio clinico di fase IIIb multicentrico, in aperto e a braccio singolo in cui i pazienti sono stati trattati con emicizumab per una media di 50,9 settimane. L’ABR relativo a tutti i sanguinamenti, compresi i sanguinamenti trattati, i sanguinamenti spontanei trattati, i sanguinamenti articolari trattati e i sanguinamenti trattati a carico delle articolazioni bersaglio, è risultato basso, con 167 pazienti che hanno manifestato zero sanguinamenti trattati (85,6%).[1] Nello studio STASEY sono stati riferiti due TE non correlati a emicizumab: un infarto del miocardio con sopraslivellamento del tratto ST in un soggetto con fattori di rischio preesistenti, che il medico ha ritenuto non correlato a emicizumab,[1] e un coagulo di sangue ipertrofico in corrispondenza della sede di un’estrazione dentale, una complicanza nota della procedura.[1]
HAVEN 5 è uno studio di fase III randomizzato, multicentrico, in aperto, per valutare l'efficacia,
la sicurezza e la farmacocinetica di emicizumab come profilassi nelle persone con emofilia A nella zona del Pacifico asiatico. I risultati dell'endpoint primario, facendo un confronto randomizzato tra diversi ABR per i sanguinamenti trattati, hanno mostrato una riduzione significativa del 96% (p<0.0001) con un ABR (IC al 95%) di 1,0 (0,53-1,85) e 1,0 (0,5-1,84) tra coloro che sono stati trattati con emicizumab, somministrato una volta a settimana o ogni 4 settimane, rispetto al 27,0 (13,3-54,9) registrato tra i pazienti che non hanno ricevuto alcuna profilassi. HAVEN 5 ribadisce inoltre che un regime di 4 settimane di profilassi è altrettanto efficace quanto il regime settimanale con un ABR (IC al 95%) di rispettivamente 1,0 (0,5-1,84) e 1,0 (0,53-1,85). I risultati di questo studio mostrano chiaramente il profilo di sicurezza di emicizumab, così come già dimostrato dalle precedenti osservazioni. [12]
Emicizumab è approvato per il trattamento di pazienti affetti da emofilia A con inibitori del fattore VIII in oltre 90 paesi in tutto il mondo e di pazienti affetti da emofilia A grave senza inibitori del fattore VIII in oltre 70 paesi in tutto il mondo, compresi USA, UE, Giappone, e Italia. Emicizumab è stato studiato in uno dei più ampi programmi di sperimentazione clinica in pazienti affetti da emofilia A con e senza inibitori del fattore VIII, compresi cinque studi di fase III completati. Lo studio STASEY è il più ampio studio in aperto volto principalmente a valutare la sicurezza e la tollerabilità di un farmaco in pazienti con emofilia A con inibitori del fattore VIII.

Emicizumab
Emicizumab è un anticorpo bispecifico del fattore IXa e del fattore X. È progettato per legare a ponte il fattore IXa e il fattore X, proteine ​​coinvolte nella cascata naturale della coagulazione, e ripristinare il processo di coagulazione del sangue nelle persone con emofilia A. La terapia profilattica (preventiva) con emicizumab può essere somministrata sotto forma di soluzione pronta all’uso per via sottocutanea una volta alla settimana, ogni due settimane od ogni quattro settimane (dopo un periodo iniziale di quattro settimane con somministrazione una volta alla settimana). Emicizumab è stato ideato da Chugai Pharmaceutical Co., Ltd. e sviluppato congiuntamente a livello mondiale da Chugai, Roche e Genentech. Negli Stati Uniti è commercializzato da Genentech come emicizumab-kxwh, con il suffisso kxwh in conformità con la Guida sulla denominazione non proprietaria di prodotti biologici per l’industria (Nonproprietary Naming of Biological Products Guidance for Industry), rilasciata dalla Food and Drug Administration statunitense.

Emofilia A
L’emofilia A è una grave patologia ereditaria caratterizzata da problemi di coagulazione, che determina sanguinamenti incontrollati e spesso spontanei. L’emofilia A interessa più o meno 320.000 persone in tutto il mondo, [6,7] di cui il 40-50% circa presenta una forma grave della malattia. [8] Le persone affette da emofilia A soffrono della mancanza, totale o parziale, di una proteina della coagulazione, il “fattore VIII”. Nei soggetti sani, in caso di sanguinamento, il fattore VIII agisce da cofattore per i fattori della coagulazione IXa e X, determinando un passaggio fondamentale per la coagulazione del sangue e, quindi, l’arresto dell’emorragia. A seconda della gravità della patologia, le persone affette da emofilia A possono manifestare sanguinamenti frequenti, soprattutto a livello delle articolazioni o dei muscoli. [6] Questi sanguinamenti possono costituire motivo di forte preoccupazione per la salute, in quanto causano spesso dolore e possono comportare gonfiore cronico, deformità, mobilità ridotta e danno articolare a lungo termine. [9] Una grave complicanza del trattamento è rappresentata dallo sviluppo di inibitori del fattore VIII. [10] Gli inibitori sono anticorpi sviluppati dal sistema immunitario dell’organismo che si legano al prodotto sostitutivo del fattore VIII e ne contrastano l’efficacia, [11] rendendo difficile, se non impossibile, ottenere un livello di fattore VIII sufficiente a controllare il sanguinamento.

L’impegno di Roche nelle malattie rare e nell’emofilia
Per Roche l’impegno nelle malattie rare non è una questione di numeri ma di persone: ogni singola malattia rara colpisce un numero ristretto di pazienti, ma nel loro complesso l’incidenza e l’impatto a livello sociale sulla popolazione e su tutti gli attori interessati è davvero significativo. In particolare, nell’ambito dell’emofilia Roche sta contribuendo a cambiare lo scenario terapeutico di questa patologia con soluzioni d’avanguardia. La ricerca scientifica ha portato allo sviluppo di emicizumab, un anticorpo monoclonale bispecifico, che mima l’azione del FVIIIa legandosi al fattore IXa e al fattore X, proteine necessarie per attivare la naturale cascata della coagulazione, promuovendo l’attivazione del Fattore X in Fattore Xa, ripristinando così il normale processo di coagulazione del sangue.
Secondo gli studi la profilassi con emicizumab ha determinato una riduzione del tasso di sanguinamenti dell’87% rispetto al trattamento episodico con trattamenti bypassanti e del 79% del rischio di sanguinamenti rispetto alla profilassi con questi ultimi 1. Grazie all’importante innovazione terapeutica, ha ottenuto un’approvazione anticipata dall’ ente EMA (European Medicines Agency) a cui si è aggiunto il riconoscimento da parte di AIFA di farmaco innovativo e il conseguente obbligo di garantirne l’immediato accesso a livello regionale.
Roche è inoltre impegnata nel promuovere varie iniziative con l’obiettivo di creare collaborazioni di valore con tutti gli interlocutori del sistema salute e garantire una migliore qualità di vita alle persone con emofilia e alle loro famiglie

Roche
Roche è pioniera a livello internazionale nell’ambito farmaceutico e diagnostico incentrato sui progressi della scienza finalizzati al miglioramento della vita delle persone. L’unione degli elementi di forza della farmaceutica e della diagnostica all’interno della stessa organizzazione ha portato Roche a essere leader nella medicina personalizzata, una strategia che mira a fornire il trattamento più appropriato per lo specifico paziente nel miglior modo possibile.
Roche è la maggiore azienda biotech al mondo e produce farmaci altamente differenziati nelle seguenti aree: ​​oncologia, immunologia, malattie infettive, oftalmologia e malattie del sistema nervoso centrale. Roche è anche leader internazionale nella diagnostica in vitro e nella diagnostica oncologica su base tissutale, ed è all’avanguardia nella gestione del diabete.
Fondata nel 1896, Roche è alla ricerca continua di nuovi mezzi per prevenire, diagnosticare e trattare diverse malattie, garantendo un contributo sostenibile alla società. L’azienda mira inoltre a migliorare l’accesso dei pazienti a innovazioni di natura medica attraverso la collaborazione con tutti gli stakeholder interessati. Trenta medicinali sviluppati da Roche rientrano nel WHO Model List of Essential Medicines, tra cui antibiotici salvavita, farmaci antimalarici e agenti antitumorali. Inoltre, per il decimo anno consecutivo, Roche è stata riconosciuta come l’azienda più sostenibile nel settore farmaceutico dai Dow Jones Sustainability Indices (DJSI).
Il Gruppo Roche, con sede a Basilea, in Svizzera, è presente in oltre 100 Paesi e nel 2018 contava circa 94.000 dipendenti in tutto il mondo. Nello stesso anno, Roche ha investito 11 miliardi di CHF in ricerca e sviluppo e ha realizzato un fatturato di 56,8 miliardi di CHF. Genentech, negli Stati Uniti, è controllata al 100% dal Gruppo Roche. Roche è l’azionista di maggioranza di Chugai Pharmaceutical, Giappone. Per maggiori informazioni, visitare il sito internet www.roche.com.
Tutti i marchi usati o citati nel presente comunicato sono tutelati dalla legge.
References
[1] Jimenez-Yuste V et al. Second Interim Analysis Results from STASEY Trial: A Single-arm, Multicenter, Open-Label, Phase III Clinical Trial to Evaluates the Safety and Tolerability of Emicizumab Prophylaxis in People with Hemophilia A (PwHA) with FVIII inhibitors. [poster no. PB0958] International Society on Thrombosis and Haemostasis (ISTH) 2020 Congress, 12-14 July, 2020
[2] Oldenburg J et al. Emicizumab Prophylaxis in Hemophilia A with Inhibitors. NEJM 2017; 377:809-818.
[3] Young G et al. Emicizumab prophylaxis provides flexible and effective bleed control in children with hemophilia A with inhibitors: results from the HAVEN 2 study. Blood 2018; 132 (Supplement 1): 632.
[4] Castaman G et al. Surgical Experience from the Phase III STASEY Trial of Emicizumab Prophylaxis in Persons with Hemophilia A (PwHA) with FVIII Inhibitors: Data from the Second Interim Analysis. [poster no: PB0939] International Society on Thrombosis and Haemostasis (ISTH) 2020 Congress, 12-14 July, 2020
[5] Santagostino E et al. Surgical experience from four phase III studies (HAVEN 1–4) of emicizumab in persons with haemophilia A (PwHA) with or without FVIII inhibitors. [OC 60.1], Nurses and Orals Abstracts. Res Pract Thromb Haemost 2019; 3:1-228
[6] WFH. Guidelines for the management of haemophilia. 2012 [Internet; cited 2020 July]. Available from: http://www1.wfh.org/publications/files/pdf-1472.pdf.
[7] Berntorp E et al. Modern haemophilia care. The Lancet 2012; 370:1447-1456.
[8] Marder VJ et al. Hemostasis and Thrombosis. Basic Principles and Clinical Practice. 6th Edition, 2013. Milwakee, Wisconsin. Lippincott Williams and Wilkin.
[9] Franchini M et al. Haemophilia A in the third millennium. Blood Rev 2013; 179-84.
[10] Gomez K et al. Key issues in inhibitor management in patients with haemophilia. Blood Transfus. 2014; 12:s319-s329.
[11] Whelan SF et al. Distinct characteristics of antibody responses against factor VIII in healthy individuals and in different cohorts of haemophilia A patients. Blood 2013; 121:1039-48.
[12]Wang S et al. A Randomized, Multicenter, Open-label, Phase III Clinical Trial to Evaluate the Efficacy, Safety, and Pharmacokinetics of Prophylactic Emicizumab Versus No Prophylaxis in Persons with Hemophilia A in the Asia- Pacific region (HAVEN 5). [poster no. PB0957] International Society on Thrombosis and Haemostasis (ISTH) 2020 Congress, 12-14 July, 2020
[13] Oldenburg J et al. Emicizumab Prophylaxis in Hemophilia A with Inhibitors. NEJM 2017; 377:809-818. Young G et al. Emicizumab prophylaxis provides flexible and effective bleed control in children with hemophilia A with inhibitors: results from the HAVEN 2 study. Blood 2018; 132 (Supplement 1): 632. Mahlangu J et al. Emicizumab Prophylaxis in Patients Who Have Hemophilia A without Inhibitors. N Engl J Med 2018; 379:811-822

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