“Uniti e vicini ai pazienti con epatocarcinoma: l’esperienza della rete in Emilia Romagna”: Bologna ospita la 4ª tappa del Roadshow organizzato per fare il punto sui percorsi di diagnosi e cura della patologia

  • L'epatocarcinoma è uno dei tumori più aggressivi e una delle prime cause di morti oncologiche nel mondo.1 In Italia, nel 2022, sono state stimate circa 12.100 nuove diagnosi2

  • La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 22% sia negli uomini, sia nelle donne2 e oltre il 70% dei casi di tumori primitivi del fegato è riconducibile a fattori di rischio, tra cui l'infezione da virus dell'epatite C (HCV) e da virus dell'epatite B (HBV)

  • Proprio nell'ottica di migliorare la gestione multidisciplinare della patologia sono state recentemente redatte e pubblicate le nuove Linee Guida AIOM-AISF sviluppate in collaborazione con AICEP, AIGO, AIRO, EPAC, SIAPEC-IAP, SIC, SIGE, SIRM, SITO3

  • La tappa di Bologna è la 4a di un ciclo di appuntamenti promossi a livello locale e regionale da Roche, con il patrocinio di EpaC Onlus: l'obiettivo è quello di promuovere un confronto tra i massimi esperti nei territori di riferimento sulle best practices e sulle opportunità di ottimizzazione dei percorsi di diagnosi e cura dei pazienti con epatocarcinoma.

Bologna, 12 giugno 2023 – Fare il punto sullo stato dell’arte dei percorsi di presa in carico dei pazienti con epatocarcinoma in Emilia Romagna, anche alla luce delle nuove Linee Guida inter-societarie AIOM-AISF, evidenziare l’importanza del lavoro sinergico dei team multidisciplinari della rete regionale, facilitare la gestione del paziente, migliorare l’efficacia e l’accesso alle cure, fare focus sul ruolo della ricerca clinica: sono questi alcuni gli obiettivi della tappa di Bologna di “Uniti e Vicini ai Pazienti con Epatocarcinoma”, il Roadshow promosso da Roche e con il patrocinio di EpaC Onlus.

 

L’epatocarcinoma (HCC) è uno dei tumori più aggressivi e una delle prime cause di morti oncologiche nel mondo1. In Italia, nel 2022, sono state stimate circa 12.100 nuove diagnosi2. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 22% negli uomini e nelle donne2. Oltre il 70% dei casi di tumori primitivi del fegato è riconducibile a fattori di rischio, tra cui l’infezione da virus dell’epatite C (HCV) e da virus dell’epatite B (HBV). Nelle aree del Nord Italia circa un terzo dei tumori del fegato è inoltre attribuibile all’abuso di bevande alcoliche2.

“Il trattamento dell’epatocarcinoma è evoluto sempre più rapidamente negli ultimi 5 anni, permettendo oltre un raddoppio della sopravvivenza attesa quando nella forma avanzata. Oggi inoltre beneficia di una integrazione sempre maggiore tra le varie metodiche di trattamento quali la chirurgia epatobiliare ed il trapianto, la termoablazione, la radioterapia, le terapie endovascolari, le terapie farmacologiche, che seppure senza vedere categorie di terapie completamente nuove arrivate negli ultimi 10 anni ha però visto un miglioramento molto importante per ciascuna tecnica. Il percorso di cura completa di questo tumore, che per i maschi italiani tra 60 e 69 anni è tra le prime tre cause di morte per cancro, è ancora lungo, ma certamente la ricerca scientifica corre e si aprono orizzonti che erano solo sperati e non realizzati fino a pochi anni fa”, ha spiegato il Professor Fabio Piscaglia, Direttore Medicina Interna, Malattie Epatobiliari ed Immunoallergologiche, IRCCS Azienda Ospedaliera-Universitaria di Bologna.

La presa in carico del paziente con epatocarcinoma, infatti, deve essere guidata da un team multidisciplinare, composto da epatologi, chirurghi, oncologi e radiologi interventisti e altri specialisti che, lavorando in sinergia fin dal momento della diagnosi, possa individuare il miglior trattamento possibile per il paziente e indirizzarlo verso strutture di eccellenza e ad alta specializzazione, con la garanzia di accesso ai migliori percorsi di diagnosi e cura. Il team definisce il trattamento personalizzato per il singolo paziente, in base alle patologie esistenti o pregresse, alle condizioni del fegato e del tumore.

 

Proprio nell’ottica di migliorare la gestione multidisciplinare della patologia sono state recentemente redatte e pubblicate le nuove Linee Guida AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica, e AISF, Associazione Italiana per lo Studio del Fegato, sviluppate in collaborazione con AICEP, Associazione Chirurgia Epato-Bilio-Pancreatica, AIGO, Associazione Italiana Gastroenterologi Ospedalieri, AIRO, Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia Medica, EPAC, Associazione dei Pazienti con epatite e malattie del fegato, SIAPEC-IAP, Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica, SIC, Società Italiana di Chirurgia, SIGE, Società Italiana di Gastroenterologia, SIRM, Società Italiana di Radiologia Medica ed Interventistica, SITO, Società Italiana Trapianti d’Organo3.

Migliorare e standardizzare la pratica clinica, offrire al paziente sull’intero territorio nazionale la possibilità della migliore cura, garantire un riferimento basato sulle migliori prove di efficacia per le istituzioni nazionali e regionali, per gli organismi regolatori e per i singoli operatori sanitari, sono gli obiettivi delle Linee Guida.

All’interno del documento si sottolinea la fondamentale importanza dell’approccio multidisciplinare al paziente con HCC, alla luce della frequente presenza di due patologie quali il cancro e la cirrosi e della varietà di approcci terapeutici da applicare nel corso della storia naturale della malattia, in relazione allo stadio del tumore, alla funzione epatica e alle condizioni generali del paziente3.

“La migliore gestione del paziente con epatocarcinoma avviene nell’ambito dei gruppi multidisciplinari di patologia che prevedono una valutazione coordinata e condivisa da parte di tutti i professionisti interessati. I gruppi multidisciplinari inseriti nei Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) della Rete Oncologica della Regione Emilia Romagna potranno così garantire a tutti i pazienti, indipendentemente dall’area di residenza, gli interventi sanitari più appropriati ed efficaci dai trattamenti locali, all’immunoterapia fino al trapianto d’organo”, ha spiegato il Professor Carmine Pinto, Direttore Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Centre, AUSL-IRCCS di Reggio Emilia.

“La Regione Emilia-Romagna, preso atto dell’incidenza di neoplasie maligne pari a ca. 30.000/anno, ha istituito con la DGR 2316/2022 una Rete Regionale Oncologica ed Emato-oncologica basata sul modello organizzativo del Comprehensive Cancer Care Network, al fine di coniugare la massima qualità di cura con l’erogazione dei servizi più prossima al paziente in un percorso assistenziale che integra ospedale e territorio. Questo obiettivo consiste nel portare le cure, alle stesse condizioni di efficacia e sicurezza, nelle Case o negli Ospedali di Comunità, fino all’abitazione del malato. La creazione della rete ha permesso inoltre di poter attuare meccanismi di economia di scala nell’adozione di tecnologie avanzate e ad alto costo tra le Aziende del territorio Regionale”, ha commentato il Dottor Mattia Altini, Direttore del settore Assistenza Ospedaliera della Regione Emilia Romagna.

L’epatocarcinoma si sviluppa prevalentemente in persone che soffrono di cirrosi a causa di epatite cronica (B o C) o di abuso di alcool, sindromi dismetaboliche, e tipicamente si manifesta in stadi ormai avanzati.1 La prognosi per le forme non resecabili di HCC è purtroppo spesso infausta, con poche opzioni di trattamento sistemico e il tasso di sopravvivenza ad un anno è inferiore al 50% dal momento della diagnosi della forma avanzata.4

Nell’attuazione e nell’implementazione delle reti assistenziali sul territorio, le Associazioni Pazienti svolgono un ruolo cruciale perché testimoniano concretamente i bisogni di chi è affetto dalla patologia ed evidenziano le zone d’ombra in cui è prioritario intervenire per una corretta e sempre più funzionale presa in carico.

“L’epatocarcinoma ha un impatto significativo sociale ed economico, non solo sui pazienti ma anche sul loro nucleo familiare. Il paziente deve essere assistito nel corso della propria quotidianità, guidato nel percorso terapeutico assistenziale e preso in carico da una struttura adeguata con un team multidisciplinare che lo segua in tutte le fasi della malattia incluse, se necessario, l'avvio al trapianto o alle cure palliative – ha detto Ivan Gardini, Presidente EPAC Onlus, Associazione che ha dato il patrocinio al Roadshow organizzato a Bologna -. Da una recente indagine condotta dalla nostra associazione, su pazienti che hanno o hanno avuto tumore al fegato, abbiamo constatato che uno dei problemi principali lamentati dai pazienti è la mancanza di informazione: più di un paziente su due sente la necessità di avere indicazioni più chiare, precise e facilmente reperibili sulle strutture ospedaliere adeguate a cui rivolgersi. Il 63% dei pazienti intervistati afferma di essersi recata in una o più strutture ospedaliere per avere una diagnosi completa e definitiva di epatocarcinoma. Più della metà vorrebbe accedere ad informazioni relative alla disponibilità di terapie anche sperimentali, di partecipazione a trial clinici, alle quali nella maggior parte dei casi non riesce ad accedere perché ne ignora l’esistenza o non trova informazioni a riguardo. Poichè questo tipo di tumore si sviluppa velocemente, accorciare il tempo di diagnosi e intervento terapeutico appropriato diventa fondamentale per guadagnare anni di vita ed EpaC onlus ritiene fondamentale creare reti regionali di centri di eccellenza per la cura del tumore del fegato (Hub & Spoke) e divulgare rapidamente tali informazioni ai cittadini e medici di famiglia”.

Alla Tavola Rotonda, che si è svolta a Bologna, hanno partecipato, anche: Matteo Cescon, Direttore Chirurgia Epatobiliare e dei trapianti, IRCCS Azienda Ospedaliera-Universitaria di Bologna, Fabrizio di Benedetto, Direttore Chirurgia Oncologica, Epato-bilio-pancreatica e dei Trapianti di Fegato dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena e Direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale dell’Università’ di Modena e Reggio Emilia, Giorgio Ercolani, Direttore Dipartimento Chirurgico - Ambito di Forlì, Francesco Giuseppe Foschi, Direttore Medicina Interna, Ospedale di Faenza, Chiara Gibertoni, Direttore Generale IRCCS Azienda Ospedaliera-Universitaria di Bologna, Stefano Tamberi, Direttore Oncologia, Ospedale di Ravenna, Franco Trevisani, Direttore Semeiotica Medica, IRCCS Azienda Ospedaliera-Universitaria di Bologna.

Maggiori informazioni sull'iniziativa e le video-interviste agli esperti coinvolti sono disponibili al

Roche è impegnata a combattere i disordini del fegato in tutto il percorso della malattia, dalle prime fasi fino alla malattia avanzata, con l'obiettivo finale di fermare un giorno le patologie croniche del fegato. Un impegno che vede coinvolta non solo Roche Pharma sin dagli anni 90 con farmaci per le epatiti e oggi lo sviluppo di nuovi farmaci come atezolizumab, ma anche Roche Diagnostics con test immunometrici volti a migliorare la diagnosi precoce di epatocarcinoma e Roche Diabetes Care che da anni promuove, attraverso i propri portali rivolti ai pazienti diabetici, informazioni su corretti stili di vita e alimentazione, al fine di prevenire lo sviluppo di patologie epatiche quali cirrosi e fibrosi, che ledono la funzionalità d'organo e possono provocare gravi conseguenze, fino allo sviluppo di carcinomi epatici.

Contatti media:

Sara Bernabovi, Oncology Communications Manager Roche S.p.A - ([email protected]; + 39 342.757999)

Referenze

  1. Llovet JM et al. Hepatocellular carcinoma. Nat Rev Dis Primers. 2016;2:16018.

  2. AIOM-AIRTUM, “I numeri del cancro in Italia 2022”, Gruppo di lavoro AIOM, AIRTUM, PASSI

  3. Linee Guida inter-societarie AIOM-AISF, “Gestione multidisciplinare del paziente con epatocarcinoma”, 2023

  4. Giannini EG et al. Prognosis of Untreated Hepatocellular Carcinoma. Hepatology. 2015;61(1):184-190.

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