Nessun paziente e nessun medico vorrebbero affrontare la stessa patologia per una seconda volta.
Perché scoprire una recidiva del tumore al polmone rappresenta una sfida difficile da affrontare, per tutti.
l tumore al polmone è una malattia complessa e aggressiva. La diagnosi e il trattamento nelle fasi iniziali possono ridurre significativamente il rischio di recidiva e offrire ai pazienti una possibilità di guarigione: per questo rappresentano oggi un obiettivo chiave della ricerca Roche.
La nostra missione è offrire la possibilità di una cura a quante più persone possibile. Ciò significa individuare e trattare il tumore prima che questo si diffonda. La diagnosi precoce, in particolare nel caso del tumore al polmone non a piccole cellule (non-small-cell lung cancer, NSCLC), può cambiare il percorso di trattamento per i pazienti e aumentare le opzioni disponibili.
Roche è impegnata per raggiungere l'ambizioso obiettivo di trovare una cura per il cancro, con un ampio programma che studia l’efficacia dei nuovi farmaci antitumorali e delle soluzioni diagnostiche proprio nelle fasi iniziali della malattia. L'obiettivo è quello di prevenire potenziali recidive e dare al più ampio numero di pazienti possibile la prospettiva di una cura.
Allo studio, di concerto con medici e comunità di pazienti, ci sono nuovi trattamenti "su misura", adatti ai bisogni di ogni singolo individuo e che possano portare a risposte più durature.
Lavorare insieme e garantire un approccio collaborativo e multidisciplinare permette ai pazienti di sperimentare un percorso di cura più personalizzato e di ottenere migliori risultati. Per la maggior parte delle persone a cui è stato diagnosticato un tumore al polmone in stadio precoce o localmente avanzato (stadio I-III), cioè quando il cancro non si è diffuso al di fuori dei polmoni o dei linfonodi vicini, l’intervento chirurgico rimane il trattamento principale e la migliore opzione di cura12,13.
Questo però non sempre è risolutivo perché micrometastasi, che non sono rintracciabili con i metodi attuali, possono rimanere inosservate, con il rischio di sviluppare nuove forme tumorali.
La terapia adiuvante, che include la chemioterapia, la radioterapia e le terapie a bersaglio molecolare, è somministrata dopo la chirurgia per rimuovere le cellule tumorali residue. Lo scopo è aiutare a ridurre il rischio di recidive che colpisce circa la metà di tutte le persone con carcinoma polmonare in stadio iniziale sottoposte a intervento14. La terapia adiuvante, anche se spesso è psicologicamente difficile da comprendere e accettare da parte dei pazienti, può essere valutata in fase di monitoraggio e follow-up15.Le ricerche condotte finora suggeriscono che i trattamenti personalizzati possono offrire un beneficio clinico nell'impostazione di terapie adiuvanti, e che in futuro l'analisi dei biomarcatori potrebbe essere raccomandata a tutti i pazienti al momento della diagnosi, indipendentemente dalla tipologia e dallo stadio di tumore al polmone.
Storicamente la scoperta di farmaci antitumorali ha riguardato quasi esclusivamente lo sviluppo di nuove molecole in contesti palliativi. Di conseguenza c’è un grande bisogno insoddisfatto poiché la maggior parte dei pazienti è rimasta al di fuori delle opzioni terapeutiche. Pertanto, dopo circa 10 anni, la ricerca si è orientata nello studio di questi medicinali nelle fasi iniziali della malattia. Sebbene gli studi clinici siano molto lunghi e costosi, l'obiettivo è quello di valutare se un nuovo trattamento può offrire ai pazienti una maggiore possibilità di ‘cura’. Come organizzazione, Roche si è impegnata nella ‘missione cura’, e ci stiamo per questo assumendo il rischio di spostare la ricerca sui farmaci antitumorali nella fase iniziale della malattia. Sappiamo che le persone con tumore al polmone che si sottopongono a un intervento chirurgico hanno il 50% di probabilità che la malattia si ripresenti. In questa situazione, quello che cerchiamo di fare è trovare se esiste un'ulteriore terapia adiuvante, in modo che anche se oggi non vediamo alcuna evidenza di cancro, possiamo ridurre la probabilità che si ripresenti. Questo è un approccio fondamentalmente diverso allo sviluppo di farmaci e la disponibilità di nuovi trattamenti adiuvanti è davvero un punto di svolta per i pazienti.
Continuano a esserci progressi significativi nella ricerca contro il tumore al polmone, con studi clinici in corso che esplorano l'uso di terapie mirate e immunoterapie nel trattamento adiuvante (dopo l'intervento chirurgico) e neoadiuvante (prima dell'intervento chirurgico).
Negli studi clinici, la sopravvivenza globale (OS) è considerata il "gold standard" endpoint, ovvero il parametro di misurazione per determinare se un trattamento sta funzionando.Mentre i dati sulla sopravvivenza globale possono essere disponibili in pochi anni per le persone con carcinoma polmonare in stadio avanzato, per gli studi sul trattamento precoce possono essere necessari 7-10 anni prima che questi dati siano disponibili.
È in questo caso che ulteriori parametri come la sopravvivenza libera da malattia (DFS) possono fornire una buona indicazione del beneficio che il paziente ha dalla cura16. La sopravvivenza libera da malattia è il periodo di tempo dopo la fine del trattamento primario per il tumore in cui il paziente sopravvive senza alcun segno o sintomo di malattia17. Questo criterio sta diventando sempre più accettato dalle autorità regolatorie e dagli operatori sanitari come obiettivo degli studi clinici per misurare l'efficacia di nuove opzioni di trattamento. Prima che i dati sulla sopravvivenza globale siano disponibili, quindi, c'è un'opportunità per valutare la sopravvivenza libera da malattia come indicatore di efficacia e fornire maggiore chiarezza su questi nuovi approcci e i benefici che possono offrire alle persone con tumore al polmone e alle loro famiglie.
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NIH