Sindrome Coronarica Acuta

Che cos’è la Sindrome Coronarica Acuta?

La definizione di Sindrome Coronarica Acuta (SCA) è ampia ed articolata e comprende pazienti con sintomi riconducibili ad un’ischemia miocardica (carenza di ossigeno a livello del tessuto cardiaco) che hanno un infarto miocardico acuto o sono ad elevato rischio di sviluppare necrosi cardiaca nell’immediato futuro. Le SCA si distinguono in due grandi categorie a seconda dell’aspetto dell’elettrocardiogramma (ECG): infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), causato da un’occlusione acuta e totale di un vaso coronarico e le SCA senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTE) determinata da un’occlusione coronarica parziale o intermittente. Si parla invece di angina quando è presente il sintomo tipico del dolore toracico, ma non vi è necrosi miocardica (morte delle cellule del tessuto cardiaco). La forma più grave è sicuramente rappresentata dall’infarto STEMI, dove l’occlusione totale di un vaso importante può causare la mancata ossigenazione (ischemia) del tessuto cardiaco per un tempo prolungato. Tanto maggiore è la durata dell’evento ischemico, tanto maggiore sarà l’area interessata dalla morte cellulare, tanto più grave sarà l’infarto. Pertanto è importante intervenire nel tempo più breve possibile per rimuovere l’occlusione del vaso, ristabilendo il corretto circolo sanguigno e la corretta ossigenazione del tessuto cardiaco. “Il tempo è muscolo!”

In Italia, si stima che in un anno oltre 135.000 individui siano colpiti da un evento coronarico e che di questi 45.000 siano eventi fatali1. Secondo i dati provenienti dalle SDO (schede di dimissione ospedaliera) relative al periodo 2001-2005 i ricoveri in Italia per infarto miocardico nell’anno 2004 sono stati 125.0002. La mortalità preospedaliera si attesta attorno al 30%3, mentre la durata media della degenza è di circa 6 giorni1.

Soggetti e fattori di rischio

I fattori di rischio per la Sindrome Coronarica Acuta sono simili a quelli per altri tipi di malattie cardiache. Questi fattori di rischio includono l'età avanzata (più di 45 anni per gli uomini e più di 55 anni per le donne), ipertensione arteriosa, colesterolo elevato, fumo di sigaretta, mancanza di attività fisica, diabete di tipo 2, storia familiare di dolore toracico, malattie cardiache o ictus. Una corretta prevenzione e un corretto stile di vita sono fondamentali per prevenire i fenomeni di aterosclerosi che possono causare l’occlusione dei vasi e l’insorgenza dell’infarto.

Il percorso diagnostico

La SCA deve essere trattata con estrema rapidità. I sintomi tradizionali sono rappresentati dal dolore al petto, sudorazione, nausea, difficoltà a respirare. Alla prima manifestazione dei sintomi il paziente deve tempestivamente recarsi o essere trasportato al Pronto soccorso, dove il medico dovrà stabilire la causa del dolore toracico. In caso di sospetto clinico di Infarto Miocardico Acuto il paziente verrà sottoposto ad ECG e ad esami di laboratorio per la valutazione dei biomarcatori cardiaci.
In caso di infarto STEMI, il paziente dovrà essere inviato all’angiografia per verificare l’entità dell’occlusione e stabilire la corretta strategia di riapertura del vaso sanguigno (posizionamento di uno stent o di un bypass aorto coronarico).
In caso di un infarto NSTE, il dosaggio dei biomarcatori cardiaci (troponina cardiaca) consentiranno di effettuare una diagnosi corretta e stabilire la corretta gestione del paziente. Ulteriori esami diagnostici possono essere la radiografia del torace, che consente al medico di controllare la dimensione e la forma del cuore e dei vasi sanguigni o un ecocardiografia, per verificare la corretta funzionalità di pompa del cuore (in particolare dopo la riapertura del vaso sanguigno).

L’offerta di Roche Diagnostics

Diagnosticare precocemente e tempestivamente l’infarto acuto del miocardio è di fondamentale importanza per salvare la vita del paziente. Le linee guida 2012 della Società Europea di Cardiologia (ESC) indicano che il clinico deve ricevere la risposta al quesito diagnostico di infarto miocardico entro 1 ora dal prelievo di sangue del paziente4. Il portafoglio prodotti di Roche consente di diagnosticare l’infarto attraverso il dosaggio della Troponina T con un sistema Point of Care già in ambulanza, permettendo al clinico di avere una risposta in soli 12 minuti e, ai paramedici del 118, di indirizzare tempestivamente il paziente al centro ospedaliero dotato della giusta infrastruttura (presenza dei reparti di emodinamica e unità coronarica). 
La disponibilità del dosaggio della stessa molecola (Troponina T) sulle piattaforme Roche per il laboratorio analisi garantisce la continuità e il corretto monitoraggio del paziente iniziato in ambulanza durante la degenza ospedaliera. Il test Troponina T ad alta sensibilità disponibile sulle piattaforme di laboratorio non solo fornisce un risultato in soli 9 minuti, ma consente di rilevare un infarto nelle fasi più precoci arrivando a misurare concentrazioni nell’ordine dei picogrammi all’interno del sangue del paziente. Questa caratteristica permette di identificare anche infarti di piccolissime dimensioni, già dopo sole 3 ore dall’insorgenza del dolore toracico e di stabilire la corretta strategia di intervento, migliorando la prognosi e la stratificazione del rischio del paziente.


Referenze

  1. Perugini et al. Epidemiologia delle sindromi coronariche acute in Italia. G Ital Cardiol 2010;11(10):718-729
  2. Federazione Italiana di Cardiologia. Documento di Consenso:Sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento del tratto ST. G Ital Cardiol 2009;10 (Suppl 1-6):5S-24S
  3. Tunstall - et al. Contribution of trends in survival and coronary event rates to change s in coronary heart disease mortality:10-year results from 37 WHO MONICA project populations. Lancet 1999;353:1547-57
  4. Thygesen et al. Third Universal Definition of myocardial infarction. Circulation. 2012;126:00-00