I dati parlano di un divario di genere ancora troppo grande nella scelta di percorsi di formazione e professionali in ambito STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics). Vogliamo cogliere l’occasione della Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, oltre che per ribadire il nostro impegno per la parità di genere, anche e soprattutto per ispirare una nuova consapevolezza per tutte le ragazze che vogliono intraprendere un percorso scientifico. Lo facciamo dando voce a 4 ricercatrici che hanno vinto il bando di Fondazione Roche per la Ricerca Indipendente negli anni scorsi: Cristina Olgasi (Università del Piemonte Orientale), Virginia Brancato (Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia), Simona Francia (Ospedale Policlinico San Martino), Fabrizia Bonacina (Università degli Studi di Milano).
“Non ricordo che ci sia stato un momento preciso in cui ho detto "questo è quello che voglio fare", perché in realtà ho sempre avuto interesse nell'ambito scientifico – ci racconta Cristina Olgasi – ma ci sono momenti nella vita che ti fanno pensare a quanto sia importante la ricerca, a quanto tante piccole scoperte possano cambiare la vita delle persone”.
“Cercavo qualcosa che potesse stimolare la mia curiosità, così ho deciso di iscrivermi a Biotecnologie industriali. Il mio sogno era migliorare i detersivi e ridurne l’impatto ambientale attraverso l'ottimizzazione degli enzimi che vengono aggiunti. Poi però alla laurea ha seguito il dottorato in microbiologia indirizzandomi verso una carriera accademica e di ricerca” è l’esperienza di Virginia Brancato che continua – “Subito dopo la triennale c’è stato un fugace incontro con Rita Levi Montalcini che dopo il suo intervento durante un evento decise di parlare ad alcune di noi in platea. Ricordo la sua energia e il congedarci stringendoci le mani dicendo "non abbandonate i vostri sogni, seguiteli sempre". Una frase a volte di circostanza ma che detta da lei prendeva tutto un altro significato. In un album di vecchie fotografie, custodisco ancora la sua”
Per Fabrizia Bonacina, la passione per la carriera scientifica è cresciuta nel tempo: “Ho frequentato il liceo scientifico e poi la facoltà di farmacia presso l’Università degli studi di Milano. Mentre preparavo l’esame di patologia generale e farmacologia è nato in me un profondo interesse per il sistema cardiovascolare. Ho deciso così di cimentarmi in una tesi di laurea sperimentale che mi ha dato la possibilità di frequentare il laboratorio per un anno. È stata questa esperienza che ha consacrato la mia passione, mi sentivo pienamente soddisfatta di quello che facevo, mi entusiasmava adoperarmi a spiegare i risultati che ottenevo, cercando riscontri nella letteratura scientifica e utilizzando nuovi approcci sperimentali”.
“Non arrendersi alle prime difficoltà e, soprattutto, non rinunciare alla crescita personale” – ci dice subito Simona Francia che continua “Essere straordinariamente curiosa, consapevole delle proprie capacità e focalizzata sulle proprie aspirazioni”. “A volte è un percorso difficile, dove ci sono momenti di sconforto e momenti di gioia – fa eco la Olgasi - ma non bisogna lasciarsi scoraggiare. Se c'è la determinazione e soprattutto la passione, i momenti di difficoltà si superano.”
“Fare ricerca è il “lavoro” più bello del mondo!” – continua Bonacina – “Mi ritengo molto fortunata ad aver trovato un’occupazione che offre costantemente stimoli diversi e nuove sfide, la possibilità di viaggiare e confrontarmi con colleghe e colleghi di tutto il mondo. La mia esperienza mi ha insegnato che serve passione, determinazione, voglia e capacità di mettersi in discussione e di accogliere sia consigli che critiche. Le soddisfazioni spesso non trovano un riscontro immediato, ma bisogna preservarle perché i risultati arrivano lavorando con pazienza, costanza e impegno.” “Farsi valere e non aver paura di cambiare le cose! Studiare tanto e non tralasciare la vita privata” conclude la Brancato.
“La vittoria del bando ha supportato il mio progetto di ricerca realizzato con l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIIT), i cui risultati potranno essere utili per la realizzazione di nuove tecnologie applicabili in ambito preclinico. È stata un’opportunità importante di crescita e di carriera, soprattutto per la recente posizione di Ricercatrice Sanitaria che ricopro presso l’Ospedale Policlinico San Martino a Genova” conclude Simona Francia.
“Ho potuto continuare a sviluppare un’idea nata da una semplice osservazione, ma che potrebbe mettere in luce un nuovo meccanismo utile nel campo dell'emofilia” ci dice la Olgasi. “Mi ha garantito fondi per portare avanti ricerche nel campo della genomica e trascrittomica che senza il finanziamento del bando non avrei potuto portare avanti” – continua la Brancato – “Inoltre, per una ricercatrice vincere un progetto è sempre un tassello importante per il curriculum e per poter continuare a trovare il proprio posto nel panorama scientifico internazionale”.