Qual è l’animale più pericoloso e letale per l'uomo?

Qual è l’animale più pericoloso e letale per l'uomo? No, non è lo squalo, né il coccodrillo o il serpente. È la zanzara.

Si stima infatti che le zanzare siano responsabili di oltre 700 mila decessi nel mondo.1

In particolare, le zanzare appartenenti ai generi Anopheles, Aedes e Culex sono rispettivamente vettori del parassita responsabile dell’insorgenza della malaria, e di virus a RNA del genere Flavivirus, che porta alla febbre del Nilo Occidentale, Dengue, Zika e Chikungunya.

In passato le malattie trasmesse da queste zanzare erano limitate a specifiche aree geografiche. Tuttavia negli ultimi decenni, l'aumento delle temperature globali dovuto al cambiamento climatico e la crescente facilità di spostamento delle persone tra i vari Paesi del mondo, hanno permesso loro di varcare i confini delle aree di origine e diffondersi rapidamente in altri territori 2, 3, 4 tra cui l’Italia.

Le malattie trasmesse dalle punture delle zanzare appartenenti ai generi Anopheles, Aedes e Culex possono avere un impatto sulla nostra salute.

Una maggiore conoscenza di queste malattie infettive, la loro prevenzione - attraverso accorgimenti volti a ridurre l'esposizione alle punture di zanzare e i vaccini, se disponibili -, e una loro rapida diagnosi effettuata tramite test di diagnostica in vitro sono fondamentali per limitarne l'ulteriore diffusione, e tutelare la salute di tutti - la nostra e quella di eventuali riceventi, se siamo donatori di sangue.

La Febbre Dengue, trasmessa dalle zanzare del genere Aedes, vettori anche di altre malattie infettive come la Chikungunya e Zika, è una malattia endemica prevalentemente diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali del mondo. 

Questa malattia è conosciuta da oltre due secoli, ma negli ultimi decenni si è assistito a un aumento della sua diffusione. Oggi si stanno registrando numerosi focolai epidemici in diverse parti del mondo, in particolare in Centro e Sud America, in alcune regioni dell’Africa e nel Sud Est Asiatico; alcuni focolai più limitati sono stati registrati recentemente anche negli Stati Uniti e in Europa. 

In Italia, i casi di Dengue confermati dal 1 gennaio al 10 giugno 2024 sono oltre 250: un numero 6 volte superiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo nel 2023. 5 

Febbre Dengue - Sintomi. La patologia Dengue può essere asintomatica nell’80% dei casi e sintomatica nel restante 20%.  La dengue “classica” (ossia la forma più lieve) presenta sintomi comuni all’influenza tra cui mal di testa, febbre (anche molto alta), spossatezza, dolori attorno e dietro agli occhi. Viene chiamata “febbre spaccaossa” poiché durante le prime ore si possono presentare anche dolori di elevata intensità alle gambe e alle articolazioni.

Circa 1 persona su 20 che contrae il virus può sviluppare una forma più severa detta “dengue emorragica” i cui sintomi, che generalmente compaiono nelle 24-48 ore dopo che la febbre è scomparsa, comprendono dolore alla pancia, vomito, sanguinamento dal naso, gengive, occhi e/o orecchie, irrequietezza o irritabilità.6

Come si diagnostica la Dengue? Sebbene la diagnosi di dengue sia frequentemente formulata in base ai sintomi osservati, per una conferma definitiva si può ricorrere a test di laboratorio. Questi test possono rilevare la presenza del virus o degli anticorpi specifici nel sangue del paziente.

Il virus West Nile (WNV) trasmesso dalle zanzare più frequentemente del genere Culex 4 è stato originariamente registrato principalmente nell'emisfero orientale del mondo. 

Isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda dal sangue di una donna proveniente dal distretto di West Nile (da cui il nome West Nile Disease), attualmente WNV è diffuso in Africa, Medio Oriente, Nord America, Asia Occidentale ed Europa, dove è stato segnalato a partire dal 1958.7

In  Italia il primo focolaio di West Nile Disease (WND) è stato riscontrato nel 1998 in alcuni cavalli stabulati in Toscana.  A distanza di 10 anni da questa prima notifica, la WND è ricomparsa nell’area del delta del Po nell’agosto del 2008 quando, per la prima volta nel nostro Paese, si sono riscontrati i primi casi clinicamente accertati anche nell’uomo.8

Oggi il virus è presente in Italia stabilmente nella zona della Pianura Padana.

Febbre del Nilo Occidentale (West Nile Disease) - Sintomi. Nella maggior parte dei casi, l’infezione da WNV è asintomatica. Fra i sintomi più comuni vi sono febbre, mal di testa, nausea/ vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Rare volte si presentano sintomi più gravi tra cui debolezza muscolare, disorientamento, tremore, disturbi alla vista, convulsioni.

Come si diagnostica? La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi specifici IgM (immunoglobuline M) per West Nile. Punto di attenzione: questi anticorpi possono persistere per periodi molto lunghi (fino ad un anno!) nei soggetti infettati, pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. La diagnosi può anche essere effettuata usando la tecnologia della PCR che amplifica l’RNA virale.9

La Chikungunya  trasmessa dalle zanzare del genere Aedes, è stata descritta per la prima volta nel 1952 in Tanzania, e, successivamente, varie epidemie si sono registrate in Asia, Africa, poi in Europa e nelle Americhe. I primi casi autoctoni notificati in Europa risalgono al 2007, nello specifico nella regione dell’Emilia Romagna.

Chikungunya - Sintomi. Fra i sintomi dell’infezione da Chikungunya febbre alta, brividi, cefalea, nausea/vomito, prurito  e soprattutto importanti dolori alle articolazioni (da cui deriva il nome chikungunya, che in lingua swahili significa 'ciò che curva' o 'contorce') tali da limitare molto i movimenti dei pazienti.10

Come si diagnostica la Chikungunya? Gli esami per la diagnosi di Chikungunya vengono effettuati su campione di sangue in laboratori specializzati e possono essere molecolari per la  ricerca dell’RNA virale (un metodo molto sensibile all’esordio dei sintomi) o sierologici per la ricerca  degli anticorpi specifici  IgM (immunoglobuline M)  per Chikungunya. Punto di attenzione: questi anticorpi possono persistere fino a  3 mesi dopo l’infezione, pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. 

L' infezione umana da virus Zika è trasmessa principalmente dalla puntura di zanzare infette del genere Aedes responsabili anche della trasmissione della Dengue, della Chikungunya e della febbre gialla. Il virus Zika non si è mai manifestato in Europa: le epidemie di Zika sono state segnalate nelle isole del Pacifico, nell'America meridionale e centrale, nei Caraibi, in Africa e in alcune parti del sud e sud-est asiatico.

Zika - Sintomi. L'80% delle persone infettate dal virus Zika non presenta alcun disturbo. Nel restante dei casi, l'infezione si manifesta con sintomi che possono essere lievi, simili a quelli di una influenza (febbre, dolori articolari) accompagnata, a volte, dalla comparsa di  eruzioni cutanee e da congiuntivite. Nella maggior parte dei casi è dunque un'infezione molto lieve; tuttavia, se l'infezione colpisce donne in gravidanza, può causare microcefalia (un grave difetto alla nascita) e alterazioni oculari nel bambino. 11 

Come si diagnostica la Zika? La diagnosi si ottiene tramite test effettuati in laboratori specializzati e basati sulla tecnologia della reazione a catena della polimerasi (PCR) che ricercano la presenza del virus attraverso l’amplificazione dell’RNA virale.  L’evidenza in laboratorio di un’infezione da virus Zika è ottenuta anche testando i campioni di sangue per gli anticorpi IgM (immunoglobuline M) e IgG (immunoglobuline G) specifici del virus. I livelli delle IgM variano e sono rilevabili circa a partire dal secondo giorno dopo l’insorgenza della sintomatologia.

Causata da un protozoo, parassita del genere Plasmodium, che si trasmette all'uomo attraverso la puntura delle zanzare Anopheles, la malaria è stata eradicata dalla maggior parte delle aree temperate nella prima metà del XX secolo, e ad oggi risulta diffusa principalmente nei Paesi della fascia tropicale e subtropicale (in Paesi del Sud-est asiatico, del Medio Oriente e dell’Asia Centrale, del Pacifico occidentale e dell’America centrale e meridionale); in particolare, è altamente endemica in Africa, dove si verificano il maggior numero di casi e di decessi.

In Italia è scomparsa a partire dagli anni '50: i casi di malattia registrati nel nostro Paese ad oggi sono legati principalmente a persone che hanno contratto il virus in tali Paesi.

Malaria - Sintomi. Febbre, mal di testa, brividi, dolori muscolari, nausea/vomito e diarrea sono fra i primi e più comuni sintomi della malaria; possono essere lievi per alcune persone fra cui quelle che hanno già contratto in passato la malattia.  In base alla specie di parassita causa della malaria (di cui la zanzara Anopheles ne è la portatrice), la malattia può assumere una  forma più grave, manifestando sintomi tra cui estrema stanchezza e affaticamento, respirazione difficoltosa, urina scura o con sangue, ittero degli occhi e della pelle, convulsioni e sanguinamento anomalo.

Come si diagnostica la malaria? La malaria viene diagnosticata con esami microscopici volti ad identificare la presenza dei parassiti causa della malattia nel sangue; un'alternativa alla microscopia è costituita dai test immunologici che identificano gli antigeni derivati da questi parassiti. Vi sono poi i test molecolari volti a identificare la presenza del parassita attraverso la rilevazione degli acidi nucleici del parassita basati sulla tecnologia PCR (reazione a catena della polimerasi).

A questi si aggiungono i test sierologici, fondamentali per identificare una precedente esposizione al virus  attraverso la ricerca degli anticorpi prodotti dall'organismo.12

Riferimenti

1.

2. World Health Organization. Globalization and infectious diseases: A review of the linkages. 2004.Accessed November 28, 2022

3. World Health Organization. Global Vector Control Response. 

Accessed November 28, 2022.

4. Rocklöv, J., Dubrow, R. Climate change: an enduring challenge for vector-borne disease prevention and control. Nat Immunol 21, 479–483 (2020).

5. 

6.

7.James J. Sejvar.Ochsner J. 2003 Summer-Autumn; 5(3): 6–10.  Accessed November 28, 2022

8. 

9.

10.

11. 

12.

Altre storie

Guarda tutte le storie
ContattiMediaEtica e trasparenzaLinkedInFacebookTwitterYouTubeInstagramCarriereL'impatto sul sistema saluteLa storiaMedicina personalizzataInformativa PrivacyTermini e CondizioniInformativa cookieInformativa privacy per la farmacovigilanza