Ricerca indipendente, Tizibt Ashine Bogale: il viaggio di un talento oltre ogni barriera

Vincitrice dell'Overall Prize del Bando per la Ricerca Indipendente di Fondazione Roche: dall’Etiopia all’Università di Brescia una carriera costellata di successi. Appassionata di scienza fin da giovanissima ci racconta in quest’intervista progetti e ambizioni. Grazie al finanziamento potrà proseguire la sua ricerca che ambisce a chiarire il ruolo di alfa-sinucleina (aSyn) negli eventi di riparazione vascolare dopo un ictus ischemico. E lancia un appello sulle materie STEM: “Le bambine dovrebbero studiarle fin da piccole”.

In ambito medico-scientifico le risorse per svolgere ricerche e sperimentazioni sono di fondamentale importanza, perché determinano i percorsi di miglioramento per la salute di tutti. Così, quando decidono di assegnare parte delle loro risorse a studenti e ricercatori, gli enti e le fondazioni che ne dispongono sanno di avere al contempo una grande chance e una grande responsabilità.

Nel caso di Tizibt Ashine Bogale, è stato chiaro da subito che l’Overall Prize di Fondazione Roche per lasarebbe finito in ottime mani. La dottoressa etiope, ricercatrice post doc presso il Laboratorio Ictus e Disfunzioni Vascolari dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, ha una lunga storia di riconoscimenti alle spalle e conferma che l’Italia è ancora in grado di attrarre talenti importanti dall’estero, perché fra le varie destinazioni che ha raggiunto per le sue specializzazioni, proprio qui ha deciso di rimanere.

Opportunità per migliorare la salute delle persone

Il suo sorriso e la sua grinta convincono quanto la sua passione scientifica, tanto che la prima domanda che viene da rivolgerle è proprio quando abbia deciso di intraprendere il percorso della ricerca, che sembra un abito perfettamente tagliato su di lei. “Alla facoltà di Medicina”, racconta Tizibt, “ho seguito vari corsi di fisiologia umana, anatomia, biochimica, istologia ed embriologia: ho imparato e memorizzato molti fatti con poca o quasi nessuna esperienza pratica per comprendere come tali fatti siano stati generati. Quindi, sin da allora, ho cercato opportunità che mi garantissero un’esperienza pratica nella ricerca scientifica e una piattaforma per esplorare le mie curiosità e contribuire positivamente al progresso della conoscenza scientifica e al miglioramento della salute umana”.

Una visione chiara sin da subito e un focus estremamente determinato sulla sua missione. Lo si comprende bene dai successi che hanno caratterizzato il suo cursus honorum anche prima di diventare Overall Winner del Bando di Fondazione Roche: “Nel 2013 mi fu assegnato il certificato di miglior studente di Medicina dall'Associazione Medica Etiope. Ho ricevuto una medaglia d'oro per essere stata la migliore studentessa della facoltà di Medicina durante la mia cerimonia di laurea presso l'Hawassa University College of Health Sciences and School of Medicine, in Etiopia. Nel 2017 mi è stata inoltre assegnata la borsa di studio completa Erasmus Mundus per Neuroscienze per proseguire gli studi del mio master in Neuroscienze presso l'Università di Goettingen, in Germania. Ho anche ricevuto una borsa di studio IUSMQ della durata di 5 anni per proseguire il mio dottorato di ricerca presso l'Università di Laval, in Canada, ma non sono riuscita a proseguire per motivi personali. Infine, mi è stata assegnata la prestigiosa borsa di studio Marie-Sklodowoska per ricercatori nella fase iniziale della carriera per proseguire i miei studi di dottorato presso l'Università di Brescia, qui in Italia, durante la quale mi è stato assegnato il certificato per la migliore presentazione orale al congresso nazionale di dottorato SINS nel 2022”.

Da bambine curiose a leader indipendenti

Andando a ritroso nel curriculum di Tizibt Ashine Bogale emerge prestissimo una grande passione per la scienza. Il primo ciclo scolastico, che in Etiopia dura dai 5 ai 13 anni è stato da lei concluso con una lode all’esame e altrettanto bene sono andati i suoi studi superiori. Terminati questi, ha scelto il curriculum di scienze naturali per gli studi preparatori (chiamati grades 11 e 12, ndr.) e ha superato alla grande l'esame nazionale grazie al quale ha potuto scegliere di frequentare Medicina all'università, percorso come già visto coronato da un riconoscimento nazionale per essere stata la migliore del suo anno.

Una storia che dimostra come le ragazze incoraggiate a seguire le loro inclinazioni per le materie STEM possono ottenere ovunque grandissimi risultati: “Le ragazze dovrebbero essere incoraggiate fin dall’inizio della loro vita a dedicarsi alle materie STEM, solitamente sono definite le materie impegnative”, dichiara la dottoressa: “Certamente va ancora superato il pregiudizio culturale comune alle nostre società per cui le bambine sono tendenzialmente invitate a usare giocattoli cognitivamente meno stimolanti, mentre ai ragazzi vengono proposti quelli che promuovono le loro capacità cognitive e che sono piuttosto rilevanti per lo sviluppo dei primi interessi nelle materie STEM”. Bambole versus Lego, in genere. “Penso che sia anche importante che alle ragazze venga data l’opportunità di entrare regolarmente in contatto con figure femminili che hanno fatto progressi o contributi significativi nelle materie STEM, non solo coinvolgendo celebrità per motivarle. Credo inoltre che, oltre allo sforzo continuo per aumentare il numero di donne nei campi STEM, valga anche la pena creare l’ambiente e il sostegno necessari affinché le donne possano essere leader piuttosto che semplici seguaci o esecutrici. Il peso dell’equilibrio tra lavoro e vita privata ricade ancora principalmente sulle donne e, poiché la maggior parte dei lavori nel settore STEM non è in grado di fornire il supporto necessario per sostenerlo, molte donne sono costrette a lasciare la propria carriera, il che dovrebbe essere risolto a livello istituzionale”.

Una storia vissuta in prima persona

La visione che Tizibt racconta assomiglia molto alla sua storia personale di donna, straniera e mamma single. “Quando scrissi il progetto, era passato un mese dalla discussione della mia tesi e pochi mesi dall’arrivo in Italia di mia figlia, che all’epoca aveva quattro anni, dopo un processo di ricongiungimento familiare molto complicato, durato due anni. Non ho nessuno della mia famiglia qui in Italia a darmi supporto nella sua educazione, ma è stato un rischio che ho voluto correre. Nel settembre 2023, ci siamo trasferite a Milano per lavorare presso l’Istituto Mario Negri: a me e a mia figlia è stata fatto concesso, in via del tutto eccezionale di vivere nella residenza dell'Istituto in modo che io potessi concentrarmi al massimo sul lavoro senza dovermi preoccupare della logistica per raggiungere il posto di lavoro, visto che non avrei potuto permettermi una casa in città con il mio stipendio. In generale qui in Italia le retribuzioni per i ricercatori sono molto basse, anche per i postdoc”.

E lo stipendio basso sembra non essere il problema più grosso per questi i ricercatori in arrivo dall’estero, figurarsi nella complessa situazione vissuta da Tizibt e dalla sua bambina: “A parte la lotta quotidiana per conciliare la mia attività di dottoranda con il mio ruolo di mamma, il sistema in Italia mi ha posto un’altra sfida importante, in quanto ricercatrice straniera: i permessi di soggiorno rilasciati un anno o più dopo la data di presentazione della domanda, quando sono ormai prossimi alla scadenza”. Un paradosso che toglie alle persone che hanno scelto di portare le loro competenze il diritto fondamentale di spostarsi, per partecipare a congressi o eventi di lavoro fuori dal Paese. “Questa limitazione compromette notevolmente la ricerca. Io sono la persona più fortunata al mondo ad aver trovato un mentore e un istituto che comprende profondamente la mia situazione peculiare ma il sistema in Italia, che non sembra considerare la ricerca un lavoro vero e proprio, soprattutto in una fase iniziale di carriera, sembra vanificare tutti gli sforzi”.

Valorizzare il talento al di là dei limiti

In attesa che il nostro Paese vinca le sue sfide burocratiche e riesca ad arginare la fuga dei suoi cervelli e dei talenti stranieri, Tizibt Ashine Bogale si concentra sull’occasione che le offre il premio “Roche per la Ricerca indipendente”? “Si tratta di un’opportunità unica, che mi fornisce risorse finanziarie utili a portare avanti il ​​mio progetto come ricercatrice indipendente. Potrò generare dati preliminari per presentare progetti, richiedere finanziamenti futuri e sviluppare una lunga linea di ricerca per comprendere il ruolo di aSyn nel recupero vascolare dopo un ictus ischemico. Inoltre, mi fornirà una piattaforma per far avanzare la mia carriera attraverso pubblicazioni, presentazioni a conferenze scientifiche e tutoraggio di studenti laureati. Tali premi per gli scienziati all’inizio della carriera come me favoriscono la ricerca di qualità necessaria per migliorare la salute umana. Certo, essere vincitore assoluto è andato oltre le mie aspettative: sono estremamente grata che lo sforzo profuso nel proporre un progetto scientifico originale abbia ottenuto un tale riconoscimento e che il mio curriculum accademico e la qualità del nostro team scientifico siano stati apprezzati”.

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