Shared Decision-Making: l’alleanza tra medico e paziente per migliorare la cura del tumore al polmone

La condivisione delle informazioni e la collaborazione tra medico e paziente sono fondamentali per rendere più efficaci i percorsi di cura , in particolare per patologie complesse come il tumore al polmone, dove oggi grazie, all’innovazione, sono disponibili diverse opzioni, fin dalle fasi precoci della malattia. Con il giusto tempo a disposizione, un processo decisionale condiviso - Shared Decision-Making - permette al paziente di essere parte attiva in tutti gli step del percorso di cura, guidato dall’oncologo e dagli esperti del team multidisciplinare.

La condivisione è uno strumento fondamentale per apprendere, scoprire e dare significato agli eventi e alle situazioni. Il tempo impiegato per condividere è sempre ben speso, in particolare quando si tratta di salute. Un'alleanza collaborativa tra medico e paziente consente infatti un'esplorazione e un confronto approfondito sulle differenti opzioni terapeutiche disponibili valutando benefici e rischi attraverso un dialogo che tiene in considerazione anche le emozioni e le richieste del paziente. Tutto questo lavoro di interazione e scambio ha un nome: Shared Decision-Making (SDM), cioè “Processo Decisionale Condiviso”, attraverso il quale medici e pazienti lavorano insieme per prendere decisioni in linea con gli obiettivi, le preferenze e i valori dei pazienti stessi. Anche quelli con il tumore al polmone.

Tempo di qualità

Studi scientifici hanno calcolato che dedicare una media di 17,8 minuti [1] a questo processo negli incontri medico-paziente produce importanti benefici nell’ambito del percorso di cura. Sono solo due/tre minuti in più rispetto alla media dei colloqui consueti, ma la qualità - più che la quantità - del tempo dedicato è determinante per l’intero processo.

Nell’SDM il paziente è al centro del dialogo a partire dalle necessità che esprime e che entrano nel processo decisionale in base alle opzioni di cura disponibili: il paziente può ragionare con il medico sulle informazioni, anziché limitarsi a seguire passivamente le  indicazioni terapeutiche che gli vengono indicate. D’altro canto, l'esperienza del medico può essere di maggior valore se tiene conto anche della prospettiva  del paziente. Adottando questo approccio, inoltre, migliora il dialogo e il medico è incoraggiato a mettere a disposizione del paziente informazioni chiare e comprensibili. Entrambi, sia il medico che il paziente, traggono benefici da questa pratica, perché attiva uno scambio che li rende reciprocamente più coinvolti e attenti.

La parola SHARE diventa l’acronimo di tutto il processo che il medico dovrebbe seguire per ottenere il risultato:

Seek your patient participation → Cercare la partecipazione del paziente

Help you patient explore and compare treatment options → Aiutarlo ad esplorare e comparare le diverse opzioni di cura

Asses your patient values and preferences → Valutarne valori e preferenze

Reach a decision with patient → Raggiungere una decisione insieme

Evaluate your patient decision → Valorizzare il punto di vista del paziente

Relazione di fiducia tra medico e paziente

Gli studi ci confermano che una relazione di profonda fiducia con l’intera équipe medica assicura che i pazienti siano pienamente informati e partecipi nelle decisioni relative alla loro salute, contribuendo a una maggiore aderenza alle cure, a una migliore qualità della vita e a una riduzione dell’ansia. L'utilizzo di questo approccio di condivisione avvicina le parti e le porta su livelli più vicini e propensi al dialogo e al cambiamento positivo.

La fiducia è un aspetto fondamentale per chi ha bisogno, nel tempo, di ulteriori diagnosi di controllo, visite e follow up. Quindi, l'alleanza collaborativa è un approccio che si rivela particolarmente indicato per i pazienti cui è stato diagnosticato un tumore, perché attraversano un momento di estrema fragilità e difficoltà emotiva. Una conversazione dedicata e guidata dal medico è essenziale ai pazienti per capire bene la nuova situazione che devono affrontare. Lo stesso succede con un attento esame congiunto delle strategie terapeutiche disponibili, accompagnato dalla valutazione dei pro, degli eventuali contro e sempre con una partecipazione attiva del paziente.

Questo percorso di condivisione vale anche per il tumore al polmone, una patologia dove oggi la ricerca mette a disposizione nuovi approcci terapeutici sempre più mirati, personalizzati ed efficaci anche nelle fasi più precoci della malattia, con l’obiettivo di ridurre il rischio di recidiva. All’innovazione terapeutica si aggiunge l’innovazione tecnologica, con nuove formulazioni sottocute che potranno essere presto disponibili. Il percorso di cura si arricchisce quindi di nuove possibilità, che rendono sempre più importante un confronto condiviso tra medico e paziente, e tra diversi specialisti all’interno di un team multidisciplinare.

Shared Decision-Making: migliore qualità di cura e vita

Il tumore al polmone è una delle patologie con maggiore incidenza sulla popolazione mondiale e  costituisce una delle principali cause di mortalità per cancro nel mondo. In Italia è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la seconda nelle donne (stime AIOM-Airtum). A seconda della diagnosi (tra molte varianti e sottotipi) e dello stadio di evoluzione della malattia, i trattamenti includono chirurgia, chemioterapia, radioterapia, e immunoterapia. Naturalmente, la ricerca è in continua evoluzione e, anche per una patologia così aggressiva, diventano costantemente disponibili innovazioni terapeutiche sempre più efficaci, fin dalle fasi più precoci.

È dunque cruciale che il paziente possa conoscere tutte le opzioni e valutare le strategie terapeutiche disponibili insieme a un team multidisciplinare, con tutte le competenze necessarie per valutare il percorso personalizzato in base ad ogni specifico caso. Le decisioni sul trattamento migliore sono generalmente prese dopo un confronto ad ampio spettro, con pneumologi, oncologi, anatomopatologi, radioterapisti, chirurghi e altri specialisti, che discutono le differenti opzioni alla luce delle più recenti evidenze e linee guida cliniche.

Queste informazioni sono estremamente specifiche e tecniche e per questo, fino a qualche tempo fa, venivano trasmesse al paziente nel corso di brevi conversazioni e sotto forma di indicazioni terapeutiche imposte. Nel tempo, però, è diventato chiaro che per i pazienti è importante non solo ricevere indicazioni sugli aspetti clinici, ma anche e soprattutto capire l'impatto delle differenti opzioni terapeutiche sulla qualità della loro vita e delle loro relazioni. Per questo, aumentare il tempo di dialogo tra medico e paziente e arrivare ad un’alleanza collaborativa permette una comprensione della panoramica delle diverse opzioni terapeutiche disponibili e delle terapie più innovative e personalizzate, evidenziando il loro beneficio in termini di impatto sulla qualità di vita del paziente.

Dal dialogo alla cura personalizzata, l'impegno di Roche con LungLive

L'approccio dello Shared Decision Making trova la sua applicazione anche in molti casi di tumore al polmone. Un team multidisciplinare di cui possono far parte lo psico-oncologo e l'anatomopatologo, oltre naturalmente a chirurghi e radiologi, si occupa di discutere l’approccio terapeutico insieme al paziente, con il quale si arriva alla decisione del percorso da intraprendere. La personalizzazione della strategia terapeutica fa parte di un cammino complessivo intrapreso anche da Roche, che da tempo investe per sviluppare nuovi approcci terapeutici e diagnostici. Sono sei i farmaci dell'azienda approvati per il trattamento di diversi tipi di tumore al polmone, mentre esiste una pipeline di molecole in fase sperimentale che agiscono sui driver genetici più comuni, oppure mirano a potenziare il sistema immunitario.

Con l’obiettivo di ridefinire l'approccio complessivo a questa patologia, Roche promuove il percorso LungLive, che punta a compiere passi avanti in alcuni dei principali pillar per la lotta contro questa neoplasia, quali:

  • prevenzione, per ridurre l'esposizione al rischio;

  • screening e diagnosi precoce, per aumentare le probabilità di efficacia dei trattamenti applicati;

  • medicina di precisione, che mette al centro del percorso di cura il paziente, con le sue caratteristiche peculiari e il suo patrimonio genetico.

Se sei un professionista della salute, scopri materiali utili a supporto della comunicazione medico-paziente nel NSCLC in fase precoce:

Riferimenti:

  1. Braddock C III, Hudak PL, Feldman JJ, Bereknyei S, Frankel RM, Levinson W. “Surgery is certainly one good option”: quality and time-efficiency of informed decision-making in surgery. J Bone Joint Surg Am. 2008; 90(9): 1830-1838.

#LungLive

Altre storie

Guarda tutte le storie
ContattiMediaEtica e trasparenzaLinkedInFacebookTwitterYouTubeInstagramCarriereL'impatto sul sistema saluteLa storiaMedicina personalizzataInformativa PrivacyTermini e CondizioniInformativa cookieInformativa privacy per la farmacovigilanza