Una diagnosi oncologica sconvolge la vita di chiunque. Immediato comprendere quanto ciò sia amplificato nel caso di un bambino o di un ragazzo, che nel lungo percorso della malattia soffre l’isolamento e il fatto di dover stare lontano dalla sua fonte primaria di socialità e formazione: la scuola. Ecco che assume allora un significato speciale l'inaugurazione di un'aula ad hoc per i giovani pazienti presso il Day Hospital dell'Oncoematologia pediatrica dell'
Iniziativa di Ageop Ricerca Odv finanziata da Fondazione Roche
Il progetto è un'iniziativa di
Fare rete contro il cancro
«Questo progetto è la dimostrazione che si può fare rete veramente, perché nessuno ha il potere di sconfiggere il cancro dà solo - figurarsi i bambini! - per cui tutti fanno parte della cura», spiega Francesca Testoni, direttrice generale di Ageop: «In prima linea abbiamo gli insegnanti, che si formano sul campo, nel lavoro di équipe con medici e psicologi, e si preparano ad accogliere l'unicità di ogni ragazza o ragazzo, come persona, ognuno con la propria storia clinica, relazionale e gli eventuali problemi cognitivi. Gli insegnanti, inoltre, cercano di creare un ponte continuo fra la scuola di origine dei giovani pazienti e il loro percorso fra Day Hospital, casa e Reparto, lavorando anche sulla programmazione dei gruppi che accedono a questi nuovi, bellissimi spazi».
Lo spazio e la luce
Bellissimi davvero, perché l'ambiente che accoglie ragazze e ragazzi è all'insegna della luce, quella che tutti vogliono intravedere in fondo al tunnel del loro percorso. Ci sono computer e una parete gialla traforata a cui è appoggiato un unico, grande piano scrivania da condividere, capace di accogliere tutti, anche chi deve accedervi in sedia a rotelle perché privo di ostacoli; ci sono armadi colorati per i materiali e i libri sugli scaffali; e poi ancora ci sono elementi tipici dell’approccio Snoezelen (parete luminosa e divanetto con colonna ad acqua integrata nell'area giochi), fondato su stimolazione sensoriale, relazione e miglioramento della qualità di vita della persona. Qui ogni cosa parla di cura e attenzione, anche perché l'architetto ha ascoltato bene tutti prima di mettere mano al progetto e ha colto nel profondo ciò di cui c'era bisogno per quest'aula, capace di trasformarsi a seconda delle attività.
Una normalità possibile
Un'aula vera, con insegnanti veri che arrivano dall’Istituto Comprensivo 6 di Bologna e della Secondaria di II grado "Scappi" di Castel San Pietro, per fare lezione ai loro allievi: speciali per alcuni bisogni ma anche tanto desiderosi di vivere una normalità possibile. «La possibilità di avere uno spazio adeguato e accogliente e un progetto educativo specifico fanno sì che la malattia non sia per loro un tempo sospeso, ma faccia parte del loro percorso di crescita offrendo la possibilità di poterlo proseguire», esplicita Testoni, fermamente convinta che chi ha reso possibile la realizzazione di questo progetto faccia parte della cura dei ragazzi quanto le terapie.
Tutti parte della cura
«Grazie alla fiducia che la Fondazione Roche ci ha concesso, devolvendo la sua generosa donazione in anticipo e non a consuntivo», racconta Testoni, «abbiamo potuto permetterci di sognare e fare le cose in grande. L'aula di prima era stata progettata e realizzata da Ageop nel 2006, ed era oggettivamente vecchia, anche come concezione, pensata con dei divisori che la rendevano buia e triste. L'aula di oggi è stata accolta con un "WOW!" dalla prima bambina che è entrata il giorno dell'inaugurazione. Abbiamo potuto non solo cambiare il mobilio grazie a NILMA, rinnovare i pavimenti, ma anche affidarci a un architetto che ha saputo mettere insieme tutti gli elementi necessari a renderla un luogo straordinario in un contesto già di per sé fuori dall'ordinario per una scuola. Un progetto corale che ha appassionato tutti noi che lo abbiamo voluto, pensato e visto nascere e crescere».
"La scuola è quello spazio nelle nostre vite", commenta Antonio Modola, segretario generale di Fondazione Roche, "che ci aiuta a formare le persone che saremo da adulti, anche e soprattutto al di là delle nozioni che impariamo studiando sui libri. La scuola, come esperienza, plasma le nostre personalità, le nostre relazioni e la nostra "visione del mondo". La grande portata di quello che Ageop ha realizzato è proprio da ricercare nel valore che ragazze e ragazzi possono trarre dalla scuola durante il percorso di cura, per non mettere in pausa il proprio futuro e continuare a creare una proiezione delle persone che diventeranno. E questo non può che regalare speranza e stimolo a trovare sempre soluzioni concrete".